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Il Corpo e le sue Storie
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1 Episode 9: #9 Il Corpo e le Sue Storie - Sindrome dei corpi multipli 5:09
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I social media sono diventati una parte importante delle nostre vite e della nostra quotidianità. Essi sono una grande fonte di informazione, di intrattenimento, di relazione e, pensando alle fasce giovanili, rappresentano degli strumenti molto potenti per la loro crescita e formazione poiché li possono aiutare, ad esempio, nello studio, nella ricerca, nella formazione di nuove relazioni sociali. Da più parti c’è, però, una certa preoccupazione rispetto gli effetti negativi che questi strumenti possono determinare sui giovani. Attraverso i social media vengono in effetti promossi e esaltati dei modelli socio-culturali che sono in grado di influenzare potentemente l’identità personale. Come esseri umani, siamo fondamentalmente sociali. Nonostante le nostre differenze individuali, siamo tutti accomunati dalla necessità di connetterci e interagire con gli altri. In effetti, le nostre relazioni sociali influenzano profondamente chi siamo e come ci percepiamo. In altre parole, costruiamo la nostra identità a partire dalle interazioni che abbiamo con gli altri. Le relazioni sociali ci permettono di esplorare chi siamo, di scoprire i nostri interessi, i nostri valori e le nostre convinzioni, e di condividere tutto ciò con gli altri. Questo è il motivo per cui i social media hanno una così forte presa sugli individui, amplificando la possibilità che ognuno di noi ha di relazionarsi con l’altro. Spesso i modelli socio-culturali che vengono trasmessi attraverso i social media, sono però irrealistici. Ciò può portare a una distorsione della realtà, con impatti negativi sulla formazione dell’identità, l’autostima e il benessere psicologico. Pensiamo al corpo, elemento centrale della nostra identità: il modello di corpo che spesso viene esaltato attraverso i social media è un corpo bello, appariscente, privo di difetti, che non invecchia, che è modellabile: diviene un oggetto di mio possesso che posso adattare a seconda delle circostanze, a mio piacimento. E con l’aiuto della tecnologia e dei filtri possono emanciparlo da qualsiasi difetto, da qualsiasi elemento che non lo renda conforme agli standard. Ma si tratta di un corpo molto distante da quello che realmente mi rappresenta, che io ho nella realtà. Questa contrapposizione - tra il corpo costruito attraverso i social media e il mio corpo, quello tangibile, fatto di ossa, di muscoli, ecc. - crea una profonda spaccatura nell’identità personale, soprattutto nelle fasce d’età giovanili che affrontano un periodo particolarmente delicato per la formazione dell’identità personale. Si crea una conflittualità tra l’immagine di corpo e di me stesso che io riesco a rappresentare attraverso i social e che posso modificare all’occorrenza: tanto che si potrà avere un corpo adatto per le vacanze, un corpo adatto da mostrare agli amici,un corpo adatto da mostrare per una determinata circostanza, ecc.; e il corpo che quotidianamente porto con me, che non può essere modificato con la stessa facilità e velocità. Da un lato un corpo effimero, leggero e imbellettato, dall’altro un corpo pesante, fatto di carne, difficile da modellare. Nel mezzo: una forte conflittualità. A cui si aggiunge un ulteriore problema: la sindrome dei corpi multipli. La nostra identità è qualcosa di molto personale e unico, che ci contraddistingue da tutti gli altri individui. Essa è strettamente legata al nostro corpo, alla nostra fisicità. Non siamo solo un insieme di idee, pensieri e emozioni astratte, ma siamo soprattutto un corpo fisico che occupa uno spazio e interagisce con il mondo esterno. Ognuno di noi cuce insieme corpo e io come uno stilista. Quindi, qualsiasi modifica che facciamo al nostro corpo influenza la nostra identità in modo significativo; anche se si tratta di una modifica virtuale. In altre parole, il nostro corpo è un mezzo attraverso il quale esprimiamo la nostra identità, ma allo stesso tempo, la nostra identità viene influenzata dalle scelte che facciamo riguardo il nostro corpo. Nel vortice dei social media in cui adattiamo costantemente il nostro corpo, finiamo per andare incontro ad un costante modellamento della nostra identità, con il rischio di perdere contatto con il nostro io più profondo. Abbiamo forme di corpo instabili e necessariamente effimere, usa e getta, utili fino a quanto sono giudicate conformi e poi scartate. Ma allo stesso modo abbiamo forme di identità instabili, effimere, usa e getta. La sindrome dei corpi multipli è, dunque, un fenomeno strettamente connesso con lo sviluppo della tecnologia; un problema apparentemente residuale che invece sta influenzando enormemente il livello di benessere dei più giovani e su cui occorre fare chiarezza.…
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1 Episode 9: # Il Corpo e le Sue Storie - Non è vero ciè che è vero 4:27
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# 8 Non è vero ciò che è vero Non è vero ciò che è vero ma è vero ciò che è creduto essere vero. Forse questo è l’insegnamento principale che ci danno le scienze sociali mettendoci in guardia sulla capacità degli individui di costruire delle realtà, che non necessariamente hanno un corrispettivo oggettivo. La nostra esperienza del mondo è sempre influenzata dalle nostre percezioni, emozioni, dalle esperienze passate, dalla cultura e dal contesto sociale. Se accettiamo l’unicità dell’individuo, per cui nessun individuo è uguale ad un altro, dobbiamo accettare anche l’esistenza di tante realtà quante sono gli individui. La capacità dell’uomo di costruire una propria realtà è alla base di quello straordinario processo creativo che ha permesso all’umanità di andare oltre i confini della natura e di costruire delle dimensioni parallele. La massima rappresentazione odierna di questa capacità è rappresentata dall’intelligenza artificiale e dalla realtà virtuale: due strumenti che si trovano nella fase iniziale del loro sviluppo ma che fanno già discutere e riflettere. Ultimo in ordine di tempo è il dibattito su Bold Glamour il nuovo filtro di TikTok basato sull’intelligenza artificiale. Esso rappresenta l’evoluzione più avanzata dei filtri. E porta a un livello successivo una storia iniziata nel 2012, anno in cui i filtri diventano alla portata di tutti, grazie a Instagram. La funzione di Instagram consentiva agli utenti di migliorare le loro foto aggiungendo una leggera luminosità e saturazione. Un piccolo escamotage tecnico che oggi farebbe sorridere e che ben presto è stato sostituito da nuovi e più sofisticati filtri, capaci di intervenire in maniera radicale sulla immagine del volto e del corpo degli utenti. Fino all’avvento di Bold Glamour i filtri, per quanto sofisticati, non erano in grado di coprire completamente l’inganno. In un modo o nell’altro rimanevano degli elementi che in filigrana facevano intravedere la verità, il vero volto di chi si prestava al gioco del filtro. Si guardava l’immagine artefatta e si potevano notare alcuni elementi - ad esempio una sovrapposizione non esattamente allineata, o delle parti del volto che risultavano sgranate, oppure delle espressioni troppo artificiali, poco umane, ecc. - Bold Glamour, invece, utilizzando l’intelligenza artificiale riesce a coprire quasi completamente l’inganno tanto che non è più possibile distinguere la realtà dalla costruzione digitale. Qualcuno potrebbe derubricare questa nuova moda a un semplice gioco o passatempo. In realtà, l’utilizzo continuativo dei filtri e questi nuovi livelli di tecnologia raggiunti devono far riflettere sugli effetti che si stanno determinando sui giovanissimi. Una frequente alterazione della propria immagine, infatti, porta con sé tutta una serie di problematiche. Tra cui: Problemi di autostima: i filtri possono creare aspettative irrealistiche di come dovrebbe apparire il proprio volto e la propria immagine. Ciò può portare i giovani a sentirsi insicuri e insoddisfatti del proprio aspetto naturale. Inoltre, i filtri possono indurre a confrontarsi con delle immagini ideali e perfette, che sembrano veritiere, che circolano sui social media, creando un'ansia da prestazione e un senso di inadeguatezza. Ci sono poi i problemi di identità: l'uso eccessivo di filtri può portare i giovani a perdere la connessione con la propria identità. I filtri possono alterare così tanto l'aspetto di una persona che diventa difficile per loro accettare il proprio aspetto naturale. Ciò può portare a una confusione dell'identità e a una perdita di senso di sé. Tra mondo digitale e mondo reale, tra realtà percepita e realtà costruita, tra oggettività e soggettività siamo oramai giunti a un punto di svolta. Il mondo digitale, non si limita più a mescolarsi con la quotidianità ma la influenza sempre più, fino quasi a volerla sostituire. È arrivato il momento di approfondire questa nuova dimensione esistenziale e di costruire un nuovo umanesimo digitale, in cui gli elementi fondanti dell’essere umano trovano una loro esaltazione e non una loro sostituzione nel mondo digitale.…
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1 Episode 8: #7 Il Corpo e le Sue Storie - Meno kg, più patriottismo 4:33
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# 7 Meno kg, più patriottismo Il politicamente corretto arriva anche nella Fabbrica di cioccolato, la famosa opera di Dahl da cui sono stati tratti numerosi film e adattamenti. Alcune indiscrezioni hanno lasciato intendere la volontà dell’editore Punguin di eliminare parole e espressioni potenzialmente offensive quali ad esempio vecchio o grasso. Si tratta di un ultimo, in ordine di tempo, tentativo di pulire la letteratura e l’arte, da espressioni una volta permesse, ma oggi giudicate non più appropriate, non adeguate alle sensibilità degli individui moderni, comunque non più conformi ai nuovi standard del vivere comune. Dire a una persona che è grassa, non è più permesso, è offensivo, varca i limiti del rispetto delle sensibilità dell’altro. Anche se la persona a cui viene rivolto questo attributo è, a tutti gli effetti, senza nessun possibile fraintendimento, obeso. Ma perché la parola grasso può essere considerata offensiva? Una possibile risposta può essere ricondotta ai modelli socio-culturali che riguardano il nostro corpo, soprattutto nella cultura occidentale. E all’enorme attenzione che le società moderne dedicano al benessere individuale. È diventata quasi una prerogativa del cittadino moderno, come un forte vincolo sociale, quello di doversi impegnare a prendersi cura di sé stesso. Il cittadino moderno deve rimanere in forma, deve praticare sport, deve alimentarsi in maniera adeguata evitando i cibi spazzatura, deve prendersi cura della propria pelle e dei propri capelli, deve dedicare un tempo sufficiente della giornata al riposo e al sonno…insomma, deve prendersi costantemente cura della propria persona. Ma non lo fa solo per sé stesso. Lo fa anche, in segno di responsabilità collettiva, per la società. Perché una persona obesa e fuori forma è un costo per la società, in quanto ad esempio, più soggetta all’insorgenza di malattie e problematiche quali il colesterolo, il diabete, l’ipertensione, ecc. Essere in sovrappeso è come mostrare in maniera plastica ed evidente che l’individuo oltre a non avere interesse per se stesso, non lo ha neanche per gli altri, per il vivere comune. Manca di rispetto a una società che è costretta a doversi far carico della sua vita piena di bagordi e eccessi alimentari.. Per giunta, il suo aspetto fisico, chiaramente, non rispecchia i modelli socio-culturali dominanti di corpi aitanti, prestanti, ben modellati. In questa prospettiva, essere grasso vuol dire realizzare un triplice tradimento: verso se stessi, verso lo società e verso i modelli socio-culturali dominanti. Essere “accusati” di grassezza porta una serie di attributi di valori; è come essere riconosciuto come un traditore della patria, un menefreghista, un cattivo cittadino, un individuo a cui non interessa affatto se i suoi comportamenti e le sue scelte di vita diventano un costo per gli altri. Forse è un’accusa troppo grande da rivolgere perfino a un cattivo di una storia. O, per evitare di essere censurati, un diversamente buono.…
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1 Episode 7: # 6- Il Corpo e le sue Storie - Sono solo canzonette 4:06
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E anche sul palco più famoso d’Italia, quello dell’Ariston di San Remo, è arrivato il gender fluid. Rosa Chemical, con la sua canzone Made in Italy, e con le esibizioni sul palco ci ha raccontano e rappresentato forme “non convenzionali” di amore, di sesso e di relazione tra i generi. Non che attraverso la musica e, più in generale, attraverso l’arte la questione del gender fluid non fosse già stata trattata. Ma in questa circostanza, considerata l’attenzione mediatica dell’evento e la forte matrice politica che contraddistingue ciò che avviene all’Ariston, il dibattito è stato piuttosto infiammato. Il gender fluid, con buona pace di quanti paventano di un mondo in cui non esisteranno più uomini e donne, altri non è che un fenomeno sociale che da sempre caratterizza la storia delle società. La grande differenza rispetto al passato sta nel modo in cui questo processo sta avvenendo. Si tratta del processo di ricostruzione dei tratti culturali e sociali che vengono attribuiti al genere. Essere uomo o essere donna ha certamente una componente naturale, ma ha anche e sopratutto delle componenti sociali e culturali. Essere donna presuppone tutta una serie di comportamenti sociali e culturali che vengono attribuiti a questa dimensione dell’essere. Il come vestirsi, il come relazionarsi con gli altri, il modo di truccarsi, il modo di parlare, ecc. hanno dei connotati che sono definiti dalla società e dalla cultura e che generalmente ci si aspetta di trovare nei comportamenti della donna. E lo stesso vale per gli uomini. Sono delle attribuzione di genere che vengono trasmesse attraverso l’educazione e la socializzazione. Quando si entra in un negozio di giocattoli, ad esempio, semplicemente passeggiando tra gli scaffali dei giocattoli si possono notare delle forti attribuzioni di genere. Per le femminucce gli scaffali sono pieni di oggetti rosa, principesse, bambolotti; mentre per i maschietti possiamo trovare super eroi, armi, macchinine. Attraverso queste ed altre forme di socializzazione si costruisce quella che può essere definitiva un’identità di genere. Identità che non è mai data in maniera fissa e univoca, poiché cambia attraverso le società e attraverso i secoli. Nella società attuale, dunque, non sta accadendo nulla di diverso rispetto a quanto è accaduto in passato: anche in questa epoca le identità di genere sono oggetto di revisione, cambiamento, e rinnovamento. Ci sono due tratti caratteristici, però: il primo - c’è una tendenza a una minore caratterizzazione di genere: rispetto al passato si cerca una minore dicotomia tra il maschile e il femminile: non ci sono più delle distinzioni forti nell’ambito della moda, per cui un capo non necessariamente è solo maschile o solo femminile; oppure in ambito lavorativo si mette in discussione che determinate professioni possono essere svolte solo dagli uomini o solo dalle donne; e questo sta avvenendo in tanti altri ambiti, per cui queste distinzioni diventano fluide; il secondo- questa stessa fluidità finisce anche per riguardare il modo di comportarsi, gli atteggiamenti, le scelte nell’ambito della sessualità, ecc.: c’è dunque una tendenza tra le nuove generazioni ad assumere delle identità fluide, che possono adattarsi a seconda delle circostanze. Del resto ce lo aveva raccontato lo stesso Pirandello: le sue maschere rappresentano la frantumazione dell'io in identità molteplici. E il tentativo di adattamento che ogni individuo mette in atto sulla base del contesto e della situazione sociale in cui si trova. I giovani di oggi si trovano a vivere in un contesto sociale molto fluido, per cui non deve sorprendere se essi finiscono per assumere delle identità fluide.…
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1 Episode 6: # 5- Il Corpo e le sue Storie - Se questo è un corpo 4:30
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Nei giorni della memoria riecheggia con grande vigore la domanda che accompagna da decenni il genere umano. Sin dai primi istanti in cui si ebbe una maggiore contezza dell’orrore della Seconda Guerra Mondiale ci si è domandati: come è stato possibile l’Olocausto? Come è stato possibile per il genere umano concepire una tale disumanità? Le tracce di una possibile risposta, tra le tante, forse si trovano in Primo Levi. In Se questo è un uomo, Levi ci descrive i primi momenti vissuti nel campo di concentramento: «Ciascuno è rimasto nel suo angolo, e non abbiamo osato levare gli occhi l’uno sull’altro. Non c’è ove specchiarsi, ma il nostro aspetto ci sta dinanzi, riflesso in cento visi lividi, in cento pupazzi miserabili e sordidi. Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitutini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di digniità e di discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potrà a cuor leggero, decidere della sua vita o della sua morte». Con le parole di Levi percepiamo la completa e totale oggettivazione del corpo di un individuo. La totale riduzione a un semplice ammasso di ossa e muscoli, a un pupazzo di cui si può disporre a proprio piacimento. Su un corpo oggetto, disumanizzato, è possibile fare esperimenti, infliggere punizioni, costringerlo a eseguire lavori estenuanti, perfino eliminarlo, ridurlo in cenere. Solo così, solo riducendo l’individuo al suo involucro di carne e ossa, è possibile eliminare qualsiasi forma di pietas umana, la quale impedirebbe anche al più convinto aguzzino di levar mano su degli esseri umani in maniera così sistematica e seriale. Se c’è un insegnamento che ci ha lasciato l’Olocausto, e lo ha fatto in un modo terribile, drammatico, è che l’individuo è un essere incarnato nel suo corpo; corpo che assume una sua umanità quando gli vengono attribuiti dei valori, dei significati, quando gli viene riconosciuta una storia personale, una identità. L’individuo è un corpo che acquista una storia, che assueme un’identità unica e irripetibile. Invece, nella sua oggettificazione, il corpo diventa un fantoccio fuori dal tempo, senza una storia. Oggi, gli orrori dell’Olocausto sono dei ricordi di cui dobbiamo serbare la memoria, ma i meccanismi che lo hanno reso possibile continuano a rimanere nella storia dell’Uomo, in forma più o meno latente. Al migrante a cui non viene concessa un’immediata accoglienza e cura si applica lo stesso meccanismo di oggettificazione: egli viene riconosciuto come un fantoccio che può rimanere in balia delle disposizioni di un’autorità superiore e che può disporre del suo destino a proprio piacimento. E poi ancora: l’oggettivazione del corpo della donna apre le porte alle tante forme di abuso e di molestie che sempre più spesso vengono raccontate e denunciate. Quando Marina Abramović nel 1974 a Napoli dispone 72 oggetti su di un tavolo mettendoli a disposizione dei partecipanti affinché potessero interagire con lei e in paricolar modo, con il suo corpo. E quando tra questi oggetti pone strumenti di tortura e di morte come fruste, catene, metalli, pistole e lamette e lei si mette a disposizione in piedi dinanzi agli spettatori, i quali sono autorizzati a farle ciò che vogliono - ferirla, denudarla, perfino ucciderla - in quel momento lei si pone come un oggetto tra gli oggetti. Le foto della perfomance sono sconvolgenti e rappresentano la chiara oggettificazione di un corpo a cui è stata tolta l’umanità e a cui è possibile fare tutto, perfino puntare una pistola carica alla tempia. Questi e tanti altri esempi ci ricordano di come il vero progresso dell’umanità passi attraverso il riconoscimento dell’uomo come di un corpo umano.…
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1 Episode 5: # 4- Il Corpo e le sue Storie - Vola farfallina, vola 4:44
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La ginnastica artistica è una disciplina affascinante in cui il corpo è rappresentato nella sua massima espressione di grazia, forza, controllo e coordinazione. La preparazione delle atlete richiede rigore e disciplina, e una forte abnegazione… oltre che una grande forza di volontà. Una preparazione che comincia in tenera età e che si realizza con allenamenti quotidiani che portano le atlete a dover sopportare pesanti carichi di allenamento. Nadia Comaneci quando vinse l’oro all’Olimpiade di Montreal nel 1976, stupendo il mondo con una prestazione perfetta, aveva solo 14 anni. E quella prestazione fu il frutto di anni di duro allenamento e preparazione. Negli ultimi tempi il sistema di preparazione e di allenamento della ginnastica artistica è stato messo in discussione. Un’inchiesta realizzata negli Stati Uniti di America, ad esempio, ha chiaramente dimostrato come nella nazionale di Ginnastica, quindi la massima espressione sportiva del movimento, dagli anni 90 in poi sono stati numerosi e sistematici gli abusi nei confronti delle atlete minori. È poi notizia degli ultimi tempi di un fenomeno simile che è emerso anche in Italia, con numerose atlete che hanno avuto il coraggio di parlare e di denunciare abusi e pratiche di allenamento contrari a qualsiasi principio di tutela della salute e dei diritti dei minori. I fatti, se accertati, hanno ovviamente una rilevanza penale e sarà compito delle autorità analizzare le condotte degli allenatori e, più in generale, degli adulti dal punto di vista penale. Tuttavia, in tanti si chiedono: come è possibile che in società culturalmente e socialmente avanzate, in cui è presente un diffuso sistema di tutela e salvaguardia dei diritti dei minori si possa essere giunti a realizzare, in maniera sistematica e capillare, forme di abuso così evidenti? Qual è possibile spiegazione può essere data a questo drammatico fenomeno?…
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1 Episode 4: # 3- Il Corpo e le sue Storie - L'abito non fa...l'emiro 3:48
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Si è da poca conclusa una delle edizioni più politicizzate della storia dei mondiali di calcio. Spesso lo sport vuole proporsi come uno spazio libero dalla politica, lontano da qualsiasi influenza esterna che non sia solo l’aspetto tecnico o il godimento dello spettacolo offerto dagli atleti. Ma la storia ci insegna che la politica entra con una certa facilità nello sport, tanto da essere utilizzato come uno strumento con cui fare politica. Una piattaforma da cui far partire rivendicazioni, messaggi, boicottaggi, perfino guerre. Kapuscinski nel suo Libro La prima guerra del Football e altre guerre dei poveri ci racconta del conflitto armato tra El Salvador e l'Honduras scoppiato nel 1969 proprio come conseguenza di un aspro confronto a livello calcistico, avvenuto prima sui campi da gioco tra le due rappresentative nazionali, per poi spostarsi sui campi di battaglia. Gli eventi sportivi di carattere internazionale danno inoltre un enorme spazio di visibilità politica. Aspetto ben compreso dall’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani il quale ha voluto utilizzare i mondiali di calcio come un potente strumento di soft power. Tanto da volerli organizzare a tutti i costi, e con ogni mezzo possibile. Per Soft power intendiamo quell'abilità nella creazione del consenso attraverso la persuasione e non la coercizione. E il Qatar ha un estremo bisogno di creare consenso, di accreditarsi a livello internazionale. Il potenziale d'attrazione di una nazione, infatti, non è rappresentato esclusivamente dalla sua forza economica o militare, ma si alimenta attraverso la diffusione della propria cultura e dei propri valori di riferimento. A ben guardare i mondiali di calcio appena conclusi sono stati concepiti come un’enorme vetrina in cui la cultura, i valori di riferimento, le tradizioni del Qatar sono state messe in splendida mostra.…
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1 Episode 3: #2 Il Corpo e le sue Storie - Più sesso per tutti 3:55
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Il governo francese ha reso noto che dal gennaio 2023 i preservativi saranno dati in forma gratuita per i ragazzi e le ragazze di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Si tratta di un provvedimento che ha generato un interessante dibattito tra chi si è dichiarato a favore, sottolineando l’importanza di uno strumento fondamentale contro la lotta alle malattie sessualmente trasmissibili, e organizzazioni e associazioni che si sono dichiarate contro la decisione, preoccupate sopratutto per una possibile degenerazione morale. La possibilità di poter disporre con estrema facilità dei preservativi è vista come un invito, soprattutto tra i più giovani, a una sessualità smodata e senza freni. Una sorta di via libera a fare sesso ad ogni costo. Ed è stata, inoltre, vista come un’intrusione dello Stato nella camera da letto dei cittadini. C’è anche una certa preoccupazione all’interno della Chiesa Cattolica, da sempre in rapporto problematico con l’utilizzo di qualsiasi forma di contraccezione, giudicate in contraddizione con i precetti e le regole della religione. La Francia, tuttavia, è un paese che ha definito nel tempo una forte distinzione tra Stato e Chiesa, provando a liberare l’agire politico da influenze dottrinali e religiose. La scelta del governo francese attiene a quelle che Foucault ha definito biopolitiche, cioè all’insieme di tecniche che vengono adottate da parte di chi gestisce il potere per orientare i comportamenti dei cittadini.…
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1 Episode 2: #1 Il Corpo e le sue Storie - Coda di Cavallo 3:12
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Legarsi i capelli facendosi la coda di cavallo. Un gesto che le donne fanno quotidianamente, ma che in alcune parti del mondo può costare la vita
Cominciamo un viaggio attraverso le storie che ci racconta il corpo. Per conoscere meglio la nostra società e, perché no, noi stessi.
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