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“Italo Calvino nelle città”, intervista ai realizzatori Davide Ferrario e Marco Belpoliti

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In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, il film “Italo Calvino nelle città”, presentato nella sezione Freestyle della Festa del Cinema di Roma, offre un’opportunità unica di esplorare la vita e le opere dello scrittore attraverso un viaggio visivo tra le città che hanno influenzato la sua scrittura. In un’intervista esclusiva, il regista Davide Ferrario e lo scrittore Marco Belpoliti condividono il loro approccio creativo e le riflessioni sul legame tra Calvino e le città, sia reali che immaginarie.

Il concetto di vedere nel film

Uno degli elementi chiave nel lavoro di Calvino è il concetto di visione. Belpoliti sottolinea che la scrittura di Calvino è intrinsecamente visiva: “La scrittura di Calvino è una scrittura visiva. Nasce anche dal fatto che ha cominciato guardando il Corriere dei Piccoli, quindi si raccontava le storie, se le inventava.” Questo elemento visivo ha guidato il loro tentativo di tradurre la prosa di Calvino in un linguaggio cinematografico senza ridurlo a una semplice illustrazione.

Creare un ponte tra città reali e invisibili

Davide Ferrario e Marco Belpoliti hanno scelto le città invisibili da rappresentare nel film attraverso un processo inverso, partendo dalle location reali e cercando di evocare l’immaginario di Calvino. Ferrario spiega: “Ho scelto le città invisibili non dal libro, ma andando in giro e trovando location che potessero evocare alcune delle città che stavano nel libro.” Questo approccio ha permesso di dare vita a città fantastiche che rispecchiano le realtà contemporanee.

L’importanza della performance di Violante Placido

Un aspetto fondamentale del film è la performance di Violante Placido, che funge da collegamento tra le due dimensioni: quella reale e quella immaginaria. Ferrario afferma: “Occorreva davvero anche una presenza, un filo rosso che ci portasse dentro questi luoghi.” La voce di Violante introduce lo spettatore in questo mondo di fantasia, diventando la musa che guida il viaggio.

Found footage e la narrazione polifonica

Davide Ferrario ha utilizzato il found footage e le interviste originali di Calvino per creare un flusso narrativo che rispecchiasse lo stile polifonico delle sue opere. Ha chiarito che non ha scritto nuove parole per il film: “Non c’è una parola che abbiamo scritto noi nel libro. Solo il pezzo di Gianni Celati.” Questo approccio mantiene intatta l’essenza di Calvino, permettendo alla sua voce di risuonare attraverso le immagini.

Le città invisibili nel contesto contemporaneo

Infine, Ferrario e Belpoliti hanno riflettuto su quali città invisibili Calvino avrebbe potuto immaginare nel 2024. Belpoliti afferma: “Le città invisibili vanno lette ad alta voce, non solo dagli insegnanti, ma anche dagli studenti.” Le opere di Calvino, sempre attuali, continuano a offrire una ricchezza di spunti per comprendere le città contemporanee, stratificate e complesse, come le descriveva lo scrittore, ma anche l’umanità stessa.

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Il concetto di vedere nel film

Uno degli elementi chiave nel lavoro di Calvino è il concetto di visione. Belpoliti sottolinea che la scrittura di Calvino è intrinsecamente visiva: “La scrittura di Calvino è una scrittura visiva. Nasce anche dal fatto che ha cominciato guardando il Corriere dei Piccoli, quindi si raccontava le storie, se le inventava.” Questo elemento visivo ha guidato il loro tentativo di tradurre la prosa di Calvino in un linguaggio cinematografico senza ridurlo a una semplice illustrazione.

Creare un ponte tra città reali e invisibili

Davide Ferrario e Marco Belpoliti hanno scelto le città invisibili da rappresentare nel film attraverso un processo inverso, partendo dalle location reali e cercando di evocare l’immaginario di Calvino. Ferrario spiega: “Ho scelto le città invisibili non dal libro, ma andando in giro e trovando location che potessero evocare alcune delle città che stavano nel libro.” Questo approccio ha permesso di dare vita a città fantastiche che rispecchiano le realtà contemporanee.

L’importanza della performance di Violante Placido

Un aspetto fondamentale del film è la performance di Violante Placido, che funge da collegamento tra le due dimensioni: quella reale e quella immaginaria. Ferrario afferma: “Occorreva davvero anche una presenza, un filo rosso che ci portasse dentro questi luoghi.” La voce di Violante introduce lo spettatore in questo mondo di fantasia, diventando la musa che guida il viaggio.

Found footage e la narrazione polifonica

Davide Ferrario ha utilizzato il found footage e le interviste originali di Calvino per creare un flusso narrativo che rispecchiasse lo stile polifonico delle sue opere. Ha chiarito che non ha scritto nuove parole per il film: “Non c’è una parola che abbiamo scritto noi nel libro. Solo il pezzo di Gianni Celati.” Questo approccio mantiene intatta l’essenza di Calvino, permettendo alla sua voce di risuonare attraverso le immagini.

Le città invisibili nel contesto contemporaneo

Infine, Ferrario e Belpoliti hanno riflettuto su quali città invisibili Calvino avrebbe potuto immaginare nel 2024. Belpoliti afferma: “Le città invisibili vanno lette ad alta voce, non solo dagli insegnanti, ma anche dagli studenti.” Le opere di Calvino, sempre attuali, continuano a offrire una ricchezza di spunti per comprendere le città contemporanee, stratificate e complesse, come le descriveva lo scrittore, ma anche l’umanità stessa.

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