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Decisions, Decisions
1 EP 398: Rihanna Level Rebrand, GOATs of Podcasting & Live Show Reactions 54:26
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54:26Join Mandii B and Weezy WTF as they navigate the evolution of their podcasting journey in this candid and hilarious episode of “Decisions, Decisions.” Reflecting on nearly a decade of bold conversations, the duo opens up about the challenges and triumphs of rebranding their iconic show, previously known as “WHOREible Decisions.” Dive into their reasoning behind the name change, their growth as individuals, and the dynamics of creating space for nontraditional relationships and personal self-love. This episode features thought-provoking discussions on societal norms, reclaiming identity, and the complexities of managing a brand that champions inclusivity while addressing the limitations of media algorithms. From celibacy and creative reinvention to navigating life changes and unconventional lifestyles, Mandy and Weezy offer raw, unfiltered takes that will keep you engaged and inspired. Follow the hosts on social media Weezy @Weezywtf & Mandii B @Fullcourtpumps and follow the Decisions Decisions pages Instagram @_decisionsdecisions Don't forget to tag #decisionsdecisions or @ us to let us know what you think of this week's episode! Want more? Bonus episodes, merch and more Whoreible Decisions!! Become a Patron at Patreon.com/whoreibledecisions See omnystudio.com/listener for privacy information.…
Sicilia: ponte sullo Stretto e rubinetti asciutti
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A Nicosia, in provincia di Enna, la signora Cinzia con la sua famiglia vive con un recipiente da mille litri e l’acqua una sola volta alla settimana. “Naturalmente sempre che l’acqua non arrivi gialla e piena di terra, come spesso accade. - racconta il deputato Davide Faraone di Italia viva - Un piccolo appartamento invaso da bidoni pieni e cassette d’acqua minerale”.
In Sicilia negli invasi regionali ci sono 60 milioni di metri cubi d’acqua. L’anno scorso erano 300 milioni, cinque volte di più. A Caltanissetta e a Enna l’acqua arriva una volta alla settimana. A Palermo i rubinetti funzionano a giorni alterni, ad Agrigento hanno fatto arrivare una nave cisterna della Marina militare. Quando c’è l’acqua è di una giallastro marrone e puzza di fogna.
Oltre alle case ci sono le attività che soffrono. Ne risente l’agricoltura, ne risente ovviamente il turismo. Il presidente della Regione Renato Schifani propone di dissalare l’acqua del mare, come fanno a Dubai. Dal Pnrr sono in arrivo 61 milioni di euro per “mettere in sicurezza e adeguare gli impianti esistenti e migliorare complessivamente la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne”.
Lo scorso 11 ottobre la Regione ha destinato 350 milioni di euro per “interventi legati all’emergenza siccità” e "per reti idriche, depurazione e rifiuti”. Il sistema però è un colabrodo e servirebbero investimenti strutturali.
Nel dicembre dell’anno scorso il governo Meloni ha tolto a Sicilia e Calabria 1,6 miliardi di euro dai Fondi di sviluppo e coesione (Fsc) oltre ad altri 718 milioni dai finanziamenti gestiti dai vari ministeri. Perché? Per il progetto da 12 miliardi del Ponte sullo Stretto.
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In Sicilia negli invasi regionali ci sono 60 milioni di metri cubi d’acqua. L’anno scorso erano 300 milioni, cinque volte di più. A Caltanissetta e a Enna l’acqua arriva una volta alla settimana. A Palermo i rubinetti funzionano a giorni alterni, ad Agrigento hanno fatto arrivare una nave cisterna della Marina militare. Quando c’è l’acqua è di una giallastro marrone e puzza di fogna.
Oltre alle case ci sono le attività che soffrono. Ne risente l’agricoltura, ne risente ovviamente il turismo. Il presidente della Regione Renato Schifani propone di dissalare l’acqua del mare, come fanno a Dubai. Dal Pnrr sono in arrivo 61 milioni di euro per “mettere in sicurezza e adeguare gli impianti esistenti e migliorare complessivamente la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne”.
Lo scorso 11 ottobre la Regione ha destinato 350 milioni di euro per “interventi legati all’emergenza siccità” e "per reti idriche, depurazione e rifiuti”. Il sistema però è un colabrodo e servirebbero investimenti strutturali.
Nel dicembre dell’anno scorso il governo Meloni ha tolto a Sicilia e Calabria 1,6 miliardi di euro dai Fondi di sviluppo e coesione (Fsc) oltre ad altri 718 milioni dai finanziamenti gestiti dai vari ministeri. Perché? Per il progetto da 12 miliardi del Ponte sullo Stretto.
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In Sicilia negli invasi regionali ci sono 60 milioni di metri cubi d’acqua. L’anno scorso erano 300 milioni, cinque volte di più. A Caltanissetta e a Enna l’acqua arriva una volta alla settimana. A Palermo i rubinetti funzionano a giorni alterni, ad Agrigento hanno fatto arrivare una nave cisterna della Marina militare. Quando c’è l’acqua è di una giallastro marrone e puzza di fogna.
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Lo scorso 11 ottobre la Regione ha destinato 350 milioni di euro per “interventi legati all’emergenza siccità” e "per reti idriche, depurazione e rifiuti”. Il sistema però è un colabrodo e servirebbero investimenti strutturali.
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Oltre alle case ci sono le attività che soffrono. Ne risente l’agricoltura, ne risente ovviamente il turismo. Il presidente della Regione Renato Schifani propone di dissalare l’acqua del mare, come fanno a Dubai. Dal Pnrr sono in arrivo 61 milioni di euro per “mettere in sicurezza e adeguare gli impianti esistenti e migliorare complessivamente la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne”.
Lo scorso 11 ottobre la Regione ha destinato 350 milioni di euro per “interventi legati all’emergenza siccità” e "per reti idriche, depurazione e rifiuti”. Il sistema però è un colabrodo e servirebbero investimenti strutturali.
Nel dicembre dell’anno scorso il governo Meloni ha tolto a Sicilia e Calabria 1,6 miliardi di euro dai Fondi di sviluppo e coesione (Fsc) oltre ad altri 718 milioni dai finanziamenti gestiti dai vari ministeri. Perché? Per il progetto da 12 miliardi del Ponte sullo Stretto.
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 California in fiamme: il sogno americano è avere pompieri privati 1:54
1:54
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1:54“Qualcuno ha contatti con dei pompieri privati per proteggere la nostra casa a Pacific Palisades? Bisogna agire in fretta qui. Tutte le case dei vicini stanno bruciando. Paghiamo qualsiasi cifra. Grazie”. A lanciare l’appello su X è Keith Wasserman, un imprenditore immobiliare statunitense, co-fondatore e managing partner di Gelt Venture Partners, una società di investimento immobiliare con sede a Los Angeles. Dal 2008, Wasserman ha supervisionato l'acquisizione di proprietà multifamiliari e di self-storage per un valore complessivo di oltre 3 miliardi di dollari, principalmente negli Stati Uniti occidentali. Ad aiutare i Vigli del fuoco per l’enorme incendio scoppiato in questi giorni in California ci sono centinaia di detenuti della California che tagliano e segano le linee di contenimento per gli equipaggi. L’ultima riforma carceraria ha ridotto i detenuti considerati idonei e così in California al picco di 4.250 persone detenute lavoranti si è passati a 1.800, proprio nel periodo dei suoi incendi più mortali. Le persone detenute impiegate con i Vigili del fuoco guadagnano dai 6 ai 12 euro al giorno e oggi sono circa il 30% del personale impiegato nell’emergenza. Mentre quelli guadagnano 6 euro il miliardario sogna dei pompieri privati, riservati solo ai ricchi. Forse qualcuno nei prossimi giorni chiederà una legge per salvare prima i più ricchi. Del resto la situazione non è molto diversa da Letizia Moratti che ai tempi della pandemia ai tempi proponeva di “distribuire i vaccini per il coronavirus tra le regioni anche in base al contributo che danno al Pil”. Sovranismo sfrenato: salvarsi, mica salvare. È il capitalismo, bellezza. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Armi d’ordinanza e femminicidi: quando lo Stato consegna la pistola al carnefice 1:50
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1:50Il primo femminicidio del 2025 si è consumato vicino a Perugia, a Gualdo Tadino, il 5 gennaio. Daniele Bordicchio ha sparato e ucciso la moglie Eliza Stefania Feru, ventinovenne cittadina italiana ma originaria della Romania, per poi suicidarsi.Bordicchio ha ucciso con l’arma di ordinanza. È una guardia giurata. Giorgio Beretta - analista ed esperto in armi, commercio di armamenti e politiche di disarmo - fa notare che il primo femminicidio con arma da fuoco del 2024 è stato compiuto con un’arma di ordinanza. Era il 13 febbraio e il maresciallo della Guardia di Finanza Christian Sodano dopo un litigio con la ex fidanzata Desiree Amato ha ucciso la mamma di lei, Nicoletta Zomparelli di 46 anni e la sorella Renèe di 19 anni. Beretta spiega che “il possesso di un’arma d’ordinanza non è un elemento secondario in questi femminicidi. L’arma da fuoco non costituisce infatti solo lo strumento per eseguire un assassinio, ma rappresenta un elemento centrale nell’ideazione e nella progettazione del femminicidio”. Il cosiddetto Decreto sicurezza (DdL 1660) in discussione in Parlamento permette a tutti gli agenti di pubblica sicurezza di acquistare una o più armi da tenere sempre con sé senza l’obbligo – attualmente in vigore – di ottenere una licenza di porto d’armi. Sono almeno 300 mila persone che potranno comprare un’arma senza comunicarlo alla consorte, alla convivente e ai familiari maggiorenni conviventi, senza l’obbligo di esami clinico-tossicologici e senza specifici controlli medici sullo stato di salute mentale o per accertare criticità nella la situazione di coppia. Disarmare i femminicidi sarebbe già una buona idea. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Nel 2023 metà dei contratti di lavoro a Roma sono durati un giorno 1:57
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1:57Circola un aneddoto di un presidente che un giorno decide di ampliare una strada da due a tre corsie, dichiarando un aumento del 50%. Successivamente, riduce le corsie da tre a due, affermando una diminuzione del 33%. Sommando queste variazioni, sostiene di aver ottenuto un saldo positivo del 17%. Il popolo applaude, il presidente è felice. Sull’aumento dei posti di lavoro Giorgia Meloni ha seminato molta della sua propaganda. Arrivando a dichiarare (e poi a ripetere) che l’Italia in cui stiamo vivendo avrebbe i livelli occupazionali più alti dai tempi di Garibaldi. L’iperbole sembrava piuttosto sfrontata, ma valenti quotidiani l’hanno presa molto sul serio. Qualche giorno fa la Cgil di Roma ha pubblicato un report sulla situazione del lavoro a Roma raccogliendo i dati riferiti al 2023, quando sono stati 1.959.616 i contratti di lavoro attivati, il 18% in più rispetto al 2019. Visto così sembrerebbe un risultato da leccarsi i baffi se non fosse che le cessazioni sono state 1.868.044, pari al 95,3% dei contratti attivati. Il contratto quindi è una precarietà legale, nulla su cui poter costruire uno straccio di futuro. Il dato più dirompente però è che il 49% dei contratti attivati (690.492) è durato un solo giorno. Si viene assunti alla mattina, si fa quel che c’è da fare, e poi ci si saluta e si ringrazia in attesa del contratto successivo. Sempre che ci sia un contratto successivo. Complessivamente, nel 2023, il 70% dei contratti di lavoro a Roma è durato meno di un mese. Un’occupazione non stabile è un cerotto su una ferita sempre aperta. Nasconde poco, male e non cura. Però gonfia i numeri. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni abbia deciso di volare negli Stati Uniti perché ritiene Trump più risolutivo di Biden nella liberazione della giornalista Cecilia Sala è una legittima e personale scelta politica. Presto sapremo se è stata un’intuizione efficace e indovinata. Che la capa del governo sia atterrata a Palm Beach e si sia intrattenuta con il presidente eletto degli Usa sorbendosi uno strampalato documentario complottista sui presunti brogli elettorali alle presidenziali americane del 2020 (ricusati perfino da giudici nominati da Trump) a margine della cena dice molto dell’acquiescenza di Meloni, novella sovranista per conto terzi. Che Giorgia Meloni abbia approfittato della convivialità oltreoceano per accelerare - stando ad alcuni articoli di stampa - un accordo da un miliardo e mezzo di euro con SpaceX per promuoverlo a partner di Stato invece sarebbe indubbiamente preoccupante. Non solo perché sarebbe l’ennesima volta in cui la sovranista per conto terzi cede un cosiddetto “asset strategico” a un’azienda straniera, con buona pace delle sue promesse e della sua stessa impostazione politica. Affidare i dati crittografati della sicurezza nazionale a uno svalvolato (seppur geniale) utilizzatore di ketamina sarebbe a dir poco pericoloso. È evidente che Meloni stia facendo il possibile per risultare simpatica alla truppa trumpiana ma regalare la sicurezza nazionale a Musk ha i contorni della distopia. Meloni faccia tutto il possibile per portare Cecilia Sala a casa senza confondere il piano diplomatico con la convenienza politica. E si ricordi un particolare non insignificante: non esiste silenzio stampa del governo con il Parlamento. Non siamo l’Iran. Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Gisèle Pelicot e i responsabili del ribaltamento 2:00
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2:00Non si può parlare di Gisèle Pelicot senza rabbrividire, ma sarebbe un errore considerare la sua storia un’aberrazione isolata. Gisèle è stata drogata, abusata e filmata dal marito per un decennio: un incubo che non si è consumato nell’ombra di qualche vicolo degradato, ma tra le mura domestiche di una casa qualunque. E a infliggerle tutto questo non è stato un mostro, ma un uomo ordinario. Proprio qui sta la radice dell’orrore: non in Dominique Pelicot, ma in quei 51 uomini “normali”, padri, mariti, professionisti, che hanno abusato di una donna inerme e si sono detti innocenti. La vicenda Pelicot è uno specchio brutale: riflette una società in cui la violenza è così ordinaria da non essere riconosciuta come tale. I 51 complici non sono un’anomalia, sono la regola. Non sono mai arrivati a chiedersi se ciò che stavano facendo fosse un crimine. Alcuni hanno persino osato scusarsi in aula, quasi che un “mi dispiace” bastasse a cancellare nove anni di stupri. E fuori dal tribunale, le pene comminate sono state accolte con sdegno: è questa la giustizia per Gisèle? “Merci Gisèle”, si leggeva sugli striscioni. Grazie per aver portato alla luce ciò che preferiamo non vedere: che il male indossa la maschera della normalità, che il patriarcato è un sistema prima che un comportamento deviante. La Francia applaude il coraggio di Gisèle, ma si accontenta di qualche condanna e di una manciata di kit antidroga nelle farmacie. Come se il problema fosse solo chimico e non culturale. La vergogna deve cambiare campo, dice Gisèle. Responsabili del ribaltamento, più che del cambiamento. Scritto così mi sembra che sia chiarissimo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Narrazione e realtà: il divario freudiano di Palazzo Chigi 1:53
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1:53Uno degli aspetti che stupisce della presidente del Consiglio Giorgia Meloni è l’ostinata indifferenza - se non negazione - dei dati che piovono sull’Italia quando si parla di lavoro. Ieri la Commissione europea nella “proposta sul rapporto sull’occupazione nell’ambito del Pacchetto di autunno del semestre europeo” scrive nero su bianco che il reddito familiare lordo disponibile pro capite è in una “situazione critica”. Riprendendo i dati Eurostat l’Ue racconta come il reddito degli italiani sia ulteriormente diminuito nel 2023 portandosi al 94% del valore del 2008, contro una media Ue a 111,1 (+0,6 punti dal 2022). Mentre gli altri vedevano il proprio reddito crescere dell’11% da noi si abbassava del 6%. Si legge poi che in Italia restano “importanti sfide nel mercato del lavoro”, con un tasso di occupazione al “record” del 66,3% nel 2023 ma “ancora 9 punti percentuali sotto la media Ue e “debole ma in miglioramento” e “particolarmente indietro nel sud (52,5%) e nelle isole (51,5%)”. Si definisce “critico” il divario occupazionale di genere “senza miglioramenti significativi nell’ultimo decennio”. Tutte cose che i cittadini italiani - quelli fuori dalla cerchia ristretta dei dibattiti televisivi - sanno benissimo perché le scontano sulla propria pelle. Eppure la presidente del Consiglio e i suoi compagni di governo appaiono sconnessi, riluttanti alla realtà, perfino negazionisti. Ci deve essere dalle parti di Palazzo Chigi la freudiana convinzione che la narrazione ridisegni la realtà. Ed è strano, perché di solito la parola che genera realtà è un vezzo di scrittori e intellettuali, categorie non proprio amate da quelle parti. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Il crollo di Assad e la fine di un impero della droga 1:49
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1:49Bashar al-Assad è caduto, e con lui si sgretola un impero che, oltre al sangue, aveva un altro collante: il captagon. La Siria, per anni, non è stata solo il teatro di una guerra devastante, ma anche la più grande fabbrica mondiale della piccola pillola bianca che ha alimentato eserciti, studenti e lavoratori del Medio Oriente. Il regime di Assad, soffocato dalle sanzioni, aveva trovato nel captagon una leva economica e un mezzo di controllo. I video diffusi dai ribelli dopo la caduta di Damasco non lasciano dubbi: laboratori industriali nascosti in basi aeree, fabbriche di patatine e magazzini della capitale trasformati in centri di produzione clandestina. Le immagini delle pillole infilate in mosaici, finti frutti ed elettrodomestici raccontano la sistematicità di un traffico da dieci miliardi di dollari l’anno, con un quarto finito nelle tasche del regime e, a cascata, nelle casse dei suoi alleati. Hezbollah, protetto da Teheran e sanzionato dall’Occidente, ha usato il captagon per diversificare le entrate e resistere alle pressioni economiche: la guerra è costosa e la milizia libanese è il più grande datore di lavoro del Paese, con centinaia di migliaia di persone che dipendono dalla sua rete sociale. Il captagon non è solo una droga: è il simbolo di un sistema di potere che, per sopravvivere, si è spinto oltre ogni scrupolo. La Siria, già piegata, era diventata il centro di un mercato tossico che ha drogato il conflitto e arricchito pochi. Ma non basta la caduta di Assad per spegnere la domanda. Se le fabbriche siriane si fermano, altre ne nasceranno altrove, forse in Iraq o in Europa, dove già si contano sequestri milionari. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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"Con tutto il rispetto", diciamo. E in quel momento sappiamo già che stiamo per dire qualcosa di irriguardoso, offensivo, sprezzante. Il "con tutto il rispetto" è diventato il visto d'ingresso nel territorio delle nefandezze, il timbro che ci autorizza a oltrepassare la frontiera della decenza. L'Istituto Treccani ha scelto "rispetto" come parola dell'anno e forse non poteva essere più precisa nel fotografare l'ipocrisia del nostro tempo. Perché il rispetto è diventato esattamente questo: una formula vuota che usiamo come scudo per proteggerci mentre facciamo esattamente il contrario. "Col dovuto rispetto", e poi giù a martellare. "Rispettosamente", e poi via a demolire. Come quei killer gentiluomini che si inchinano prima di sparare. Il rispetto è la nostra assoluzione preventiva. È la monetina che gettiamo nel cestino delle offerte prima di commettere peccato. È il "non è per fare polemica" che anticipa la polemica più velenosa. È quel "detto con rispetto" che apre la strada alle peggiori mancanze di rispetto. Siamo diventati così bravi a usare il rispetto come grimaldello per scardinare il rispetto che ormai non ci accorgiamo nemmeno più della contraddizione. Lo pronunciamo a mo' di formula magica, come se bastasse nominarlo per essere autorizzati a dimenticarlo subito dopo. Come quei politici che prima citano la Costituzione e poi la calpestano, che invocano le istituzioni mentre le svuotano, che parlano di dialogo mentre alzano muri. È la parola trasformata in alibi. Il lasciapassare per ogni bassezza. Il salvacondotto per navigare nel mare dell'arroganza. "Con tutto il rispetto", e poi affondiamo. Con rispetto, naturalmente. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 La mafia che non esiste più eppure minaccia ancora 1:35
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1:35“Ti faremo saltare con il tritolo”. Non è solo una minaccia: è un messaggio. A Luca Tescaroli, certo. Ma anche a noi. Mentre la mafia svanisce dai discorsi politici e dalla cronaca quotidiana, mentre ci illudiamo che l’ombra sia scomparsa, arriva questa lettera, imbustata con la fredda meticolosità di chi sa che il silenzio è già complicità. Tescaroli ha un nome che pesa: Capaci, via d’Amelio, le bombe del ‘93. Ha scritto una storia che molti preferirebbero lasciar cadere nell’oblio, indagando i mandanti occulti, toccando personaggi che il sistema ha reso intoccabili. Le sue inchieste, depositate poche settimane fa, continuano a fare rumore, e il tritolo, evocato oggi come ieri, è la risposta di chi il rumore lo teme. Nel 1997 qualcuno provò a farlo fuori a colpi di fucile, e anche allora tutto rimase avvolto nella nebbia. Oggi la lettera, il pacco sospetto, il timbro postale del 18 luglio – il giorno prima della strage di via d’Amelio – disegnano un avvertimento che gronda simboli, un richiamo che ci costringe a guardare dove non vogliamo. Solidarietà e attestazioni istituzionali arrivano puntuali. Belle parole, ma inutili se non sono seguite da azioni. Perché l’Italia ha un problema antico: dimentica in fretta chi combatte per lei. La mafia lo sa, e aspetta paziente. Ma non si tratta di Tescaroli: si tratta di noi. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Bollette in fiamme: l’inverno più caro è una scelta politica 1:51
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1:51Il gas costa e la guerra pure Le bollette di questo inverno parlano chiaro. Una famiglia milanese che vive in un appartamento di 70 metri quadrati in classe energetica G spenderà circa 1.403 euro per riscaldamento, cucina e acqua calda fino a marzo. È un aumento del 20% rispetto allo scorso inverno e del 68% rispetto al periodo pre-crisi del 2019-2020. A Roma, lo stesso appartamento costa 430 euro in più rispetto all’anno scorso. Anche a Palermo, nonostante il clima mite, le spese salgono fino a 420 euro per abitazioni più grandi. La causa principale è il prezzo del gas, salito a 48 euro per megawattora, tre volte tanto rispetto al 2019. Un paradosso: gli stoccaggi sono pieni, i gasdotti lavorano al 42% della loro capacità, ma le famiglie continuano a pagare caro. Sono i costi della crisi geopolitica e di anni di ritardi sulla transizione energetica. L’Italia paga il prezzo della sua dipendenza dal gas e di politiche inefficaci. La maggior parte delle abitazioni italiane è in classe energetica G o F, un’eredità che si traduce in bollette insostenibili. Matteo Leonardi di Ecco sottolinea: “Case poco efficienti e dipendenza dal gas costringono oggi le famiglie a pagare i costi del ritardo”. Il risultato è davanti agli occhi: famiglie sempre più esposte e politiche incapaci di invertire la rotta. La stangata non è un imprevisto, è una condanna scritta tra le righe delle scelte sbagliate. Intanto nella Legge di bilancio attualmente in discussione in Parlamento, viene smantellato il sistema di detrazioni fiscali per l’efficienza energetica negli edifici. E fare cessare le guerre non sembra una priorità. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Il direttore di Amnesty Israele si è dimesso per ragioni opposte a quelle che avete letto 1:49
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1:49In Italia, l’arte di modellare la propaganda sembra aver trovato il suo culmine con la vicenda delle dimissioni del presidente di Amnesty Israele. Per giorni i media nostrani ci hanno raccontato che Ronen Raz si sarebbe dimesso per dissenso nei confronti del rapporto sull’accusa di genocidio di Israele a Gaza. Un racconto perfettamente aderente al clima politico dominante, tanto da sembrare fatto su misura per confermare pregiudizi più che informare. Ma bastava leggere la lettera di Raz per scoprire tutt’altra verità. “Mi sono dimesso perché non potevo più presiedere un ramo che non trattava i palestinesi come partner uguali, e non potevo avvallare una critica al rapporto di Amnesty International che finge di essere un'opinione di una minoranza di esperti, ma è invece poco più che l'espressione di una visione del mondo israelo-ebraica, escludendo le voci palestinesi.” Non una condanna al rapporto, ma una denuncia precisa della mancanza di equità e rappresentazione nelle dinamiche interne dell’organizzazione. Eppure, la narrazione italiana ha scelto di omettere il cuore del messaggio, trasformando un atto di critica verso la governance di Amnesty in un apparente rifiuto ideologico del rapporto su Gaza. Perché? Forse perché una narrativa più complessa, che includa le contraddizioni e i limiti delle istituzioni umanitarie, è meno digeribile per un’opinione pubblica abituata a schierarsi su fronti netti. Le dimissioni di Raz non sono un endorsement acritico per una parte o per l’altra, ma un richiamo al valore del dissenso costruttivo. Un valore che, tra le righe di tante testate, sembra essere stato sacrificato sull’altare della propaganda. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
C’è un’Italia che non sa leggere né fare i conti. È un’Italia che si arrampica tra percentuali desolanti e classifiche Ocse che inchiodano un quarto della popolazione al livello minimo di comprensione del testo e calcolo matematico. Il rapporto Piaac non è solo l’ennesimo studio su un Paese che fatica a stare al passo: è il ritratto di un declino che si perpetua. Perché non è che siamo fermi ma stiamo scivolando più in basso mentre il mondo accelera. Un Paese dove il 35% degli adulti fatica con testi semplici non è solo un Paese ignorante è un Paese fragile. E se il 46% non sa risolvere problemi con più variabili non è solo un problema di competitività economica. È il segno di una società che non riesce a immaginare soluzioni complesse ad affrontare il cambiamento o a costruire un futuro. Non basta evocare la qualità dell’istruzione o la formazione continua che pure restano nodi centrali. Il rapporto parla di una questione sociale: un divario che si allarga tra chi ha gli strumenti per comprendere e chi è condannato a rimanere ai margini. Ci sono responsabilità politiche certo ma anche un tema culturale. L’istruzione non è mai stata una priorità per il nostro Paese. Investire in conoscenza richiede visione ma qui è la miopia a dominare. E così restiamo a guardare. Non una crisi improvvisa ma una lenta agonia. E non c’è indicatore economico che tenga: un Paese che non legge è un Paese che non pensa. E un Paese che non pensa è già perduto. Alla fine sorge un dubbio: ma non è che la politica ignora l’allarme perché anche lei non ha gli strumenti per leggere la profonda gravità di un un Paese che non sa leggere? #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Giornata contro la corruzione: un requiem per la legalità in Italia 1:37
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1:37Ieri, 9 dicembre, si celebrava la Giornata internazionale contro la corruzione. Pochi festeggiamenti e pochi articoli. C’è da capirlo, per l’associazione Libera “da Torino ad Avellino, da Bari a Pozzuoli, da Palermo e Catania, da Milano a Roma, il 2024 è un continuo bollettino di “mazzette” con il coinvolgimento di amministratori, politici, funzionari, manager, imprenditori, professionisti e mafiosi coinvolti in una vasta gamma di reati di corruzione“. “Ci sono “mazzette” per finte vaccinazioni covid o per ottenere falsi titoli di studio, in altri casi le “mazzette” hanno facilitato l’aggiudicazione di appalti per la gestione dei rifiuti piuttosto che per la realizzazione di opere pubbliche o la concessione di licenze edilizie. E poi ci sono le inchieste per scambio politico elettorale e quelle relative alle grandi opere“, sottolinea una nota dell’associazione di don Ciotti.Complessivamente 588 sono state le persone indagate per reati che spaziano dalla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio al voto di scambio politico-mafioso, dalla turbativa d’asta all’estorsione aggravata dal metodo mafioso, dall’abuso di ufficio (fin quando era in vigore) al traffico di influenze illecite.A questo aggiungeteci la liberalizzazione delle procedure d’appalto, l’abrogazione dell’abuso d’ufficio e la progressiva delegittimazione della magistratura, tutta farina del sacco di questo governo.Di questo passo l’anno prossimo la giornata internazionale qui in Italia potrà essere tranquillamente cancellata. Non esisteranno più colpevoli in mancanza di reati. E finalmente potremmo dormire sonni tranquilli. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Il grande teatro di Meloni: paghiamo noi, ride Rama 1:40
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1:40Questa volta non c’entra Report, la trasmissione Rai di Sigfrido Ranucci che tanto aveva innervosito il premier albanese Edi Rama. In quell’occasione un’inchiesta sui pericolosi intrecci tra mafia e governo albanese aveva spinto il governo albanese a chiedere aiuto all’amica Giorgia Meloni per una "puntata riparatrice". La presidente del Consiglio si eraarrabattata per ripulire l’immagine dell’amico omologo. All’orizzonte c’erano i tristemente famosi centri in Albania che il governo italiano vedeva come la panacea di tutti i mali, oltre che un prelibato boccone per i suoi elettori. Ora le parti si sono invertite. A fare giornalismo è la trasmissione tv albanese “Piranjat” che mostra il contingente di carabinieri, poliziotti e finanzieri italiani impegnato in sollazzo vacanziero all’hotel Rafaelo, resort a 5 stelle a Shengjin. In mancanza di migranti i militari italiani ammettono di dividersi tra sauna, bagno turco, discoteca, e gite a Tirana, a Durazzo e a Scutari. “Paga tutto il governo italiano” dice uno di loro senza sapere di essere ripreso. Sono più o meno cento euro al giorno, più vitto e alloggio. Non male per recitare la facile parte della comparsa nella messinscena voluta da Meloni. Peccato che la recita sia costosissima, pagata dagli italiani, e non faccia ridere nessuno. Questa volta Edi Rama non si arrabbia: avere le forze dell’ordine italiane come spot pubblicitario delle ricchezze turistiche dell’Albania è un regalo inatteso. Evviva. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Meloni spinge Musk: internet lento più caro, Starlink dietro l’angolo 1:57
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1:57Il 15 ottobre è stato assegnato alla Commissione Attività produttive il disegno di legge “Disposizioni in materia di economia dello spazio”. In calce c’è la firma della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. All’articolo 25 si presta particolare attenzione ai “servizi di comunicazione satellitari” promettendo i criteri per la selezione dei soggetti responsabili delle infrastrutture terrestri e spaziali, e il valore complessivo di un’eventuale gara per l’aggiudicazione dei servizi. Sarà probabilmente solo un caso, ma una delle maggiori tecnologie del settore è la connessione satellitare Starlink esclusiva della società americana SpaceX, una delle aziende di Elon Musk che da tempo cerca di sbarcare in Italia superando la ritrosia di Tim. Del resto l’indagine Sogei dello scorso ottobre ci ha già detto come al governo pensassero a Musk per risolvere con urgenza il problema delle “zone bianche” (lì dove non arriva la fibra) in Italia. Ora l’emendamento 76.07 al Disegno di Legge di Bilancio 2025, introduce alcune misure per accelerare il passaggio dalle reti in rame alle tecnologie di banda ultra larga. Oltre al danno c’è anche la beffa: si prevede infatti lo switch-off a tappe forzate della rete in rame entro termini predeterminati e un incremento per legge del 10% sui prezzi dei servizi in rame a partire dal 1° gennaio 2025. Chi non ha internet veloce dovrà pagare quindi di più il suo servizio di internet lento, dovuto alle carenze strutturali di un Paese che anche in questo corre a due velocità. A pensare male si fa peccato ma l’aumento dei prezzi potrebbe spingere in consumatori ad affidarsi al servizio che funziona anche in zone difficili: Starlink di Elon Musk. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Arrestati 12 neonazisti: il fascismo fa solo finta di dormire 1:48
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1:48L’arresto dei 12 membri della “Werwolf Division” aggiunge un’altra pagina al capitolo infinito di quel fascismo che ufficialmente non esiste, ma che continua a riaffacciarsi con la puntualità di un orologio rotto. Stavolta è toccato alla polizia scovare simboli, arsenali e piani eversivi: il repertorio consueto di chi, con il braccio teso, prova a trasformare nostalgie patologiche in minacce concrete. Non è una novità, ma ogni volta ci troviamo a ripetere le stesse domande e ad ascoltare le stesse scuse. Il nome scelto dal gruppo, “Werwolf Division”, è un omaggio inquietante alla resistenza nazista che, negli anni ’40, sognava sabotaggi e guerriglia contro un mondo che credeva di aver voltato pagina. E invece eccoci qui: il fascismo non è mai andato via, ha solo imparato a nascondersi, a mascherarsi, a farsi più sfumato, ma non meno pericoloso. Si è infilato nelle pieghe del disagio sociale, nei vuoti di memoria collettiva, nei silenzi che concediamo per distrazione o per calcolo. Non si tratta di un fenomeno isolato, ma di un sistema che prolifera nei canali digitali e nei discorsi pubblici, protetto dalla complicità di chi minimizza, di chi parla di “ragazzate” anche quando ci sono minacce armate. Il fascismo torna perché trova chi lo coltiva, chi lo giustifica, chi lo considera un fenomeno del passato e, quindi, non degno di attenzione. Ma il fascismo non è mai stato solo un reperto storico: è un pericolo che si adatta, si trasforma e si infiltra. Ogni blitz, ogni arresto è solo una toppa su una falla più grande. Perché il problema non è solo la “Werwolf Division” o i 12 arrestati. Il problema è la retorica che li ha nutriti, il clima che li ha normalizzati, i discorsi d’odio che continuano a trovare ospitalità nei palazzi e nei social. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 La Corte costituzionale impartisce l’ennesima lezione di educazione civica al governo 1:48
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1:48La Corte costituzionale ha depositato la sentenza sull’Autonomia differenziata, dopo che a novembre era stata annunciata la dichiarazione di parziale incostituzionalità della riforma voluta dalla Lega e scritta dal ministro Roberto Calderoli. Nella sentenza firmata dal giudice Giovanni Pitruzzella, si specificano esattamente su quali questioni il parlamento dovrà intervenire con una modifica costituzionalmente orientata. Tra i rilievi vi sono le materie intrasferibili che erano state fissate all’articolo 117 della Costituzione e che sono state violate dalla legge illegittima voluta dal governo. Sono le materie in cui, dice la Consulta, “predominano le regolamentazioni dell'Unione europea” come la politica commerciale comune, la tutela dell'ambiente, la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia e del sistema elettrico e le grandi reti di trasporto e di navigazione, le norme generali sull'istruzione che hanno una «valenza necessariamente generale ed unitaria», le funzioni relative alla materia delle “professioni”, in particolare quelle ordinistiche, e i sistemi di comunicazione (elettronica o di internet) che hanno finalità di tutela dei consumatori e dunque afferiscono alla materia “tutela della concorrenza”. Come nel caso dei migranti in Albania un tribunale deve ricordare alla maggioranza di governo che esiste una gerarchia delle leggi che deve essere rispettata e che nulla ha a che vedere con il “mandato del popolo” o altre sciocchezze elementari simili. Di solito il concetto di norme superiori e norme inferiori si studia in educazione civica nella scuola secondaria di primo grado, alle scuole medie. Ma evidentemente al governo urge un ripasso generale. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Dalle dentiere gratis al tozzo di pane: il declino del welfare all’italiana 2:08
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2:08Non le costosissime carceri deserte in Albania, né le scazzottate tra Lega e Forza Italia sul canone che non deve disturbare la famiglia Berlusconi, né la lista della spesa dei nuovi reati: se c’è un’immagine che fotografa il Paese impantanato, sono le pensioni minime, appiglio vitale di un’Italia sempre più vecchia e con sempre meno servizi sanitari pubblici. Qualche settimana fa, nella bozza della legge finanziaria, si parlava di un aumento di tre euro, portando le pensioni minime a 617,77 euro, una cifra per mettere insieme il pranzo con la cena, trascinandosi come peso in un Paese in cui figli e genitori diventano welfare gli uni per gli altri in mancanza di protezione e cura dello Stato. Poi qualcuno deve aver pensato che tre euro fossero troppi e quindi, da gennaio, l’aumento sarà di 1,80 euro al mese. Sono trecento grammi di pane in più da dividere in un mese, 10 grammi al giorno. È il tozzo di pane non figurato. Forza Italia (ma non solo), da anni, a ogni tornata elettorale, promette pensioni minime da mille euro per tutti, secondo il verbo che fu di Silvio Berlusconi. Ai tempi d’oro, c’era anche la promessa di una dentiera gratis per tutti “i nostri nonni”, come li chiamava Silvio. Con l’aumento delle pensioni minime, i nonni dovranno vivere almeno altri 25 anni per comprarsene una. I giovani traditi dal mercato del lavoro con salari bloccati, gli anziani in fila per il loro tozzo di pane, il ceto medio stangato dall’aumento delle tasse. Non ci vuole troppa fantasia per comprendere a chi giova la legge di bilancio, basta escludere le categorie punite. Niente nonni, dunque, nella famiglia tradizionale che si vuole preservare. Né nipoti, né cittadini medi. E, se finirà il pane, qualcuno dirà di distribuire le brioche. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Punire o rieducare? La lezione di una madre ai politici che giocano con le leggi 1:48
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1:48C.G. ha compiuto da poco 18 anni. La sera del 16 ottobre, di fronte al bar Mediterraneo di Sorrento, è caduto vittima di un agguato. Sei ragazzi l’hanno aggredito alle spalle e, quando è caduto a terra, lo hanno riempito di calci e pugni. Ha rischiato di perdere un occhio; gli hanno frantumato la mandibola, uno zigomo e alcuni nervi; ha perso un dente. C.G. quella sera è tornato a casa. I suoi genitori l’hanno visto rientrare con il cappuccio della felpa che gli nascondeva il viso e solo al mattino hanno scoperto la faccia sfigurata del figlio. Trasportato d’urgenza in ospedale, vi è rimasto per più di un mese. I medici parlano di danni permanenti. La colpa di C.G. è stata quella di difendere un amico dal bullo del posto. Questioni di ex fidanzate, “ragazzate”, si scriverebbe negli articoli frettolosi. Qui il morto non c’è stato per poco, ma i morti in Campania e gli episodi di violenza giovanile si ripetono negli ultimi mesi. La madre del ragazzo, Alessandra, intervistata da Vincenzo Murillo del Fatto Quotidiano, alla domanda se ritiene troppo flebili gli arresti domiciliari degli aggressori di suo figlio, risponde: “Sui provvedimenti non ho rimproveri da fare. Da mamma mi sentirò tranquilla solo quando questi ragazzi saranno rieducati e capiranno il male che ci hanno fatto. Ho tanta speranza che siano recuperabili”. Mentre il governo invoca nuovi reati e più punizioni, la madre di una vittima ricorda il dovere costituzionale della riabilitazione. Siamo in un tempo in cui le vittime sono più lucide dei governanti. E questo è tutto. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Carlo Conti, prossimo direttore artistico di Sanremo ha tirato un sospiro di sollievo. Intervenuto nel podcast Pezzi di Luca Dondoni, Andrea Laffranchi e Paolo Giordano, il presentatore ha detto: “Quello che mi piace, e che è arrivato musicalmente soprattutto dai cantautori, non è più un macro mondo, cioè non vanno a parlare dell’immigrazione o della guerra, ma si ritorna un po’ a parlare del micromondo, della famiglia, dei rapporti personali”. Niente guerra e niente migranti, quindi. Viva il “micromondo” che tratta delle beghe di cortile e che se ne fotte di quello che succede là fuori, dove il “macromondo” confusionario ci costringe a prendere posizioni che rischiano di far piangere il Re. Nel suo intervento Conti ha anche spiegato che nella prossima edizione del festival ci sarà meno impegno sociale ma sarà più “umano”. Cosa ci sia di inumano nell’occuparsi della disperazione e dei conflitti non ci è dato saperlo, forse Conti ce lo potrà spiegare in una delle future conferenze stampa. Non saremo così sospettosi da notare l’incredibile coincidenza di una nuova musica senza temi divisivi proprio nel mentre di un governo che ritiene gli artisti buoni e bravi solo se si fermano al limite dell’avanspettacolo impolitico. Possiamo però fare notare a Carlo Conti che la musica (come l’arte) che decide di stringere gli orizzonti da raccontare assomigli moltissimo a una nuova era di sovranismo musicale. Abbiamo già la sigla pronta: “E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam, e sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam!” #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Ministro, a che ora è il treno? Per i poveri è sempre tardi 1:56
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1:56In Italia l'automobile, simbolo per eccellenza della libertà di movimento, diventa una gabbia per i più poveri. Il paradosso emerge cristallino dall'ultimo rapporto Audimob sulla mobilità degli italiani: chi guadagna meno di 15mila euro all'anno è costretto a utilizzare l'auto nel 72% dei casi, mentre chi ne guadagna più di 25mila si ferma al 56,4%. È il rovesciamento della narrazione che per decenni ha accompagnato il trasporto pubblico come "mezzo dei poveri". Oggi, in un'Italia sempre più diseguale, la vera povertà si misura anche nell'impossibilità di scegliere come muoversi. Le famiglie che abitano nelle aree periferiche e interne del Paese sono condannate all'auto privata, in un circolo vizioso che le impoverisce ulteriormente. La mobilità sostenibile è diventata un lusso per ricchi dei centri città. È la fotografia di un'Italia a due velocità, dove il 29,1% degli intervistati vorrebbe utilizzare i mezzi pubblici ma non può farlo semplicemente perché non esistono. Una discriminazione territoriale che si trasforma in discriminazione sociale, mentre le nostre città continuano a soffocare sotto il peso di un tasso di motorizzazione tra i più alti d'Europa: 69,4 auto ogni cento abitanti. Il paradosso si fa ancora più amaro guardando al futuro: il calo demografico porterà a una contrazione dell'utenza del trasporto pubblico del 28% entro il 2044, un ulteriore taglio renderà ancora più difficile liberarsi dalla dipendenza dall'auto. A risolvere le disuguaglianze e a promuovere un servizio pubblico capillare e decente però c’è un ministro che non riesce nemmeno a fare arrivare i treni in orario. Uno che si preoccupa di sedare le legittime proteste ma è incurante degli illegittimi disservizi. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Lo sciopero generale del 29 novembre 2024 contro la manovra Meloni fotografa perfettamente come il diritto di sciopero stia subendo una progressiva erosione. Non è retorica, ma cronaca: la Commissione di garanzia ha imposto una riduzione da otto a quattro ore per il trasporto passeggeri, ha chiesto la revoca totale nel trasporto ferroviario, nella sanità e per il personale del ministero della Giustizia. Il paradosso è che lo sciopero generale, per sua natura, dovrebbe godere di una disciplina speciale con procedure di vantaggio rispetto agli scioperi settoriali. Invece assistiamo a un doppio binario: da un lato le norme speciali che lo tutelano, dall'altro una serie di limitazioni concrete che ne riducono l'efficacia. I fatti parlano chiaro: per scioperare nei servizi pubblici essenziali oggi servono più passaggi burocratici, più autorizzazioni, più cavilli da rispettare. Quando un'azienda chiude, quando non vengono rinnovati i contratti nazionali, quando gli stipendi non vengono pagati, i lavoratori si trovano davanti a una giungla di vincoli che rende sempre più complesso l'esercizio di un diritto costituzionale. Non solo: mentre i lavoratori perdono una giornata di stipendio per protestare, il meccanismo delle precettazioni viene utilizzato con frequenza crescente. La stessa Commissione di garanzia, nata per garantire l'equilibrio tra diritto di sciopero e servizi essenziali, viene accusata dai sindacati di "obbedire ai diktat" politici, come denunciano i segretari Landini e Bombardieri. La domanda è semplice: può un diritto costituzionale essere progressivamente svuotato attraverso vincoli amministrativi e burocratici sempre più stringenti? I numeri e i fatti ci dicono che è esattamente quello che sta accadendo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 L'arte di tosare il ceto medio: manuale di sopravvivenza fiscale 2:01
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2:01La tassa al contrario delle promesse: l'ultimo capolavoro del governo Meloni è una beffa matematica che trasforma il ceto medio in un bancomat a cielo aperto. La riforma fiscale, venduta come la panacea di tutti i mali, si rivela essere un gioco di prestigio in cui il coniglio dal cilindro si trasforma in una stangata del 56% per chi guadagna tra i 32 e i 40mila euro. Mentre il governo si affanna a raccontare la favoletta della flat tax per tutti (realizzata solo per gli autonomi), i numeri dell'Ufficio parlamentare di bilancio raccontano una storia diversa: quella di un ceto medio che si ritroverà a pagare più tasse di chi guadagna di più se la manovra di bilancio rimarrà così com’è. Un paradosso in cui chi dovrebbe essere protetto dall'inflazione viene invece spremuto come un limone. Un gioco di prestigio che ha partorito un sistema fiscale che invece di semplificare complica, invece di alleggerire appesantisce, invece di aiutare affossa. Le aliquote formali sono tre ma quelle effettive diventano sei, in un labirinto kafkiano di bonus e detrazioni che farebbero girare la testa anche al più esperto dei commercialisti. Il risultato? Un milione di contribuenti su 18 milioni ci rimette. E non parliamo dei paperoni, ma di quella fascia di popolazione che mantiene in piedi il Paese con le proprie tasse regolarmente versate. Gli stessi che il governo dice di voler aiutare con il concordato biennale per le partite Iva, mentre con l'altra mano sfila loro il portafoglio. La beffa finale? Chi ha redditi più alti pagherà meno di chi sta in mezzo al guado. Una redistribuzione alla rovescia, come se Robin Hood avesse deciso di togliere ai mediamente ricchi per dare a chi è più ricco di loro. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Valditara bruciato? Il vero incendio sono le 106 vittime di femminicidio 1:47
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1:47Chissà se non si sentono ridicoli i megafoni del governo, che delle migliaia di persone di tutte le età che hanno attraversato Roma hanno notato solo un volantino di carta straccia del ministro Valditara bruciato a terra.Chissà se non provano nemmeno un briciolo di vergogna mentre invocano il lutto, parlando di violenza per una faccia stampata e un accendino, mentre 106 donne in carne e ossa, donne vere, mica stampate, sono state uccise quest’anno secondo i dati dell’Osservatorio di Non Una di Meno. Chissà se, al di là delle cazzate come il tricolore sulla panchina rossa – simbolico come i cani che marcano il territorio – quelli della maggioranza hanno idea di come gestire le 22mila donne che, nei primi dieci mesi dell’anno, sono state accolte da D.i.Re. - Donne in rete contro la violenza. Numeri che confermano una realtà da guerra sistemica. Chissà se davvero non si accorgono di vivere in un Paese in cui il 50% delle donne non lavora, il 30% non ha un conto corrente proprio, e chi lavora guadagna meno di un uomo pur avendo lo stesso percorso di studi, lo stesso ruolo, le stesse responsabilità. Mi domando da anni come possa il giornalismo essere così distratto, così strabico nei confronti delle voci che si alzano, come quelle di ieri a Roma. Però sono gli stessi giornalisti che da due anni declinano al maschile una presidente del Consiglio per accarezzare la proiezione mascolina che lei ha di sé stessa.In fondo, tutto si spiega. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Chi si rivede: il senatore leghista Claudio Borghi. Lo scambio del parlamentare con un utente su X è una scena da bancone del bar a fine serata. “Non posso più prendere una bottiglia di vino al ristorante con la mia ragazza”, si lamenta un utente dopo l'approvazione del nuovo Codice della strada, che aumenta le sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza. La risposta di Borghi non tarda ad arrivare: "Se te la scoli da solo ti sconsiglierei di guidare ma anche scolandotela da solo non arrivi a 0,8 perché una bottiglia non è un litro, ma 75 cl. NB i limiti alcolemici non sono stati toccati, anche oggi il limite consentito è 0,5 e 0,8 è il limite per l’ubriachezza grave al volante”. Insomma, per Borghi, con una bottiglia di vino si può guidare tranquillamente, alla faccia del Ministero della Salute, che indica come limite massimo tre bicchieri di vino per un uomo di 70 chili. “Apparentemente, il senatore è persuaso che il tasso alcolemico si misuri in litri di vino anziché in grammi per litro di sangue. E c’è pure chi gli dà credito quando parla di modelli climatici”, commenta il giornalista scientifico Marco Cattaneo. Ma veniamo ai conti: se lo stesso uomo di 70 chili, cui si riferisce la tabella del ministero della Salute, beve un’intera bottiglia (750 cc, circa sei bicchieri) a stomaco pieno, avrà nel sangue un tasso alcolemico pari a 0,15 (per un singolo bicchiere da 125 cc) moltiplicato per 6, quindi 0,9 e ben oltre il limite legale di 0,5. La base della Lega è in rivolta, rivendicando il diritto di guidare un po’ brilli. Il senatore Borghi risponde inciampando sulla legge che ha votato. A questo punto, per misurare le capacità di guida potremmo istituire una nuova scala: la “scala Borghi”. L’automobilista fermato dovrebbe semplicemente dimostrare di avere capito la legge meglio del senatore. Se supera la prova, via libera. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Pacifinti o traditi? Il 52% degli ucraini accusa l’Occidente 2:01
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2:01La guerra in Ucraina sta mostrando il suo volto più cinico: quello della stanchezza. Non quella dei soldati in trincea, ma quella ben più insidiosa dei salotti occidentali, dove i calcoli politici hanno iniziato a prevalere sugli impegni presi. I numeri dell'ultimo sondaggio Gallup sono impietosi quanto rivelatori: il 52% degli ucraini ora chiede una pace negoziata. Una resa mascherata da pragmatismo? No, il risultato di un doppio tradimento. Il primo tradimento è evidente: viene da una Russia che ha violato ogni principio del diritto internazionale, invadendo un paese sovrano con la scusa della "denazificazione". Un'invasione che ha trasformato città in macerie e vite in statistiche. Ma il secondo tradimento, più sottile e forse più doloroso, viene da quell'Occidente che aveva promesso vittoria totale, protezione, integrazione, un futuro europeo. Guardate i numeri: nel 2022, il 73% degli ucraini era pronto a combattere fino alla vittoria. Una determinazione granitica, alimentata dalle promesse di sostegno "incondizionato" dell'Occidente. Oggi quel numero si è dimezzato. Non è solo la stanchezza della guerra: è la delusione di chi ha creduto nelle parole altisonanti pronunciate nei palazzi di Bruxelles e Washington. La verità è che qualcuno ha venduto agli ucraini un sogno che non erano pronti a difendere fino in fondo. Ora il 52% di coloro che vogliono negoziare è disposto anche a cedere territorio per la pace. Un prezzo altissimo per chi aveva creduto nelle promesse di sostegno “incondizionato" sventolato da certi politici ora in ritirata. Zelensky dice che la fine della guerra è più vicina di quanto pensiamo. Ha ragione, ma non nel modo in cui sperava. Chissà se qualcuno ci spiegherà che anche gli ucraini sono solo “pacifinti”. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Tre bambini al giorno. Non è una statistica, è una conta macabra che si consuma nel silenzio generale mentre noi beviamo il nostro caffè mattutino. In Libano, mentre il mondo è distratto da altro, si sta consumando una tragedia che ha il volto dell'infanzia perduta. I numeri sono impietosi: più di 200 bambini uccisi in due mesi. Ma dietro i numeri ci sono storie, come quella di Celine Haidar, giovane promessa del calcio libanese, ora in coma per una scheggia alla testa. O come quei sette bambini di un'unica famiglia, spazzati via mentre cercavano rifugio sul Monte Libano. Fuggivano dalla morte e la morte li ha raggiunti comunque. La comunità internazionale? Assiste con la stessa indifferenza con cui si guarda un temporale dalla finestra. L'UNICEF fa quello che può, con un budget ridicolo - finanziato per meno del 20% del necessario - mentre gli operatori sanitari cadono come soldati in prima linea: 200 morti, 300 feriti. Le scuole? Chiuse. Gli ospedali? Sotto attacco. L'acqua potabile è diventata un lusso per 450.000 persone. E i bambini sopravvissuti portano cicatrici che nessun cerotto potrà mai coprire: il trauma psicologico di chi cresce tra le bombe diventa la normalità di una generazione perduta. Ma ciò che fa più male è il silenzio. Un silenzio che pesa come piombo sulla coscienza di chi potrebbe fare qualcosa e sceglie di non farlo. La morte dei bambini in Libano è diventata una notizia di sottofondo, come il ronzio di un televisore dimenticato acceso. E mentre scriviamo editoriali indignati, altri tre bambini moriranno oggi. Altri tre domani. In un crescendo di orrore che si è trasformato in routine. L'orrore, quando diventa quotidiano, rischia di perdere il suo potere di sconvolgere. E sullo sfondo c’è la distruzione di Gaza. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
C'è qualcosa di poeticamente nostalgico nella "gioia" di Andrea Delmastro. Non quella gioia banale dei comuni mortali - un tramonto, un abbraccio, una vittoria della nazionale. No, la gioia del nostro sottosegretario alla Giustizia è più selettiva: si accende quando può vantarsi di "non far respirare" i detenuti nelle auto della penitenziaria. Del resto, cosa c'è di più eccitante per un uomo di governo che poter togliere il fiato a qualcuno? È la versione ministeriale del bullo di quartiere, solo che invece della giacchetta firmata ha la delega alla Giustizia. E mentre nelle carceri si muore (ottanta suicidi quest'anno, ma chi li conta più?), lui si crogiola nel sua esibizione muscolare. La verità è che Delmastro non ha confuso solo il ministero della Giustizia con quello della Vendetta di Stato. Ha proprio sbagliato secolo. Si è svegliato una mattina convinto di essere nel 1924, quando certi metodi erano non solo tollerati ma applauditi. Peccato che nel frattempo sia passata una Costituzione, qualche convenzione sui diritti umani, e persino l'abolizione della pena di morte. E mentre l'ANPI parla di "deliri da macellaio sadico" e molti chiedono le dimissioni, il nostro continua imperterrito e ben protetto. Ma forse dovremmo ringraziarlo. In un governo che cerca disperatamente di darsi una verniciata di rispettabilità, Delmastro ci ricorda chi sono davvero. Quella "gioia" nel far soffrire vale più di mille analisi politiche. È la fotografia perfetta di chi confonde la forza con la violenza, la giustizia con la vendetta, il dovere istituzionale con il sadismo da quattro soldi. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Masiello dichiara guerra alla diplomazia: il silenzio di Crosetto è assordante 2:01
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2:01Nei giorni scorsi è circolato un video del capo dell’esercito italiano, voluto da Giorgia Meloni. In un discorso ufficiale presso una scuola militare, Carmine Masiello, nominato un anno fa, afferma che vuole un esercito pronto alla guerra perché, a suo dire, la loro missione “non è creare burocrazia, non è vivere nella burocrazia, non è vivere per la burocrazia. L'esercito è fatto per prepararsi alla guerra”. E conclude con un virile “punto!” esclamato con enfasi alla fine della frase. Ha poi citato l'ammiraglio Michael Mullen che, in un intervento sull'innovazione nella Difesa statunitense, ha affermato: “Non c'è più tempo per la mediocrità, non c'è più tempo per la burocrazia”. Par di capire che, per il valoroso generale, la diplomazia – che lui sembra ridurre a “burocrazia” – rappresenti uno svilimento della virilità militare. “Tutti si erano concentrati su queste famose operazioni di sostegno alla pace, - dice Masiello - tutti guardavano a quegli scenari, nessuno ha avuto la visione di capire quello che stava succedendo. Era comodo fare operazioni di sostegno alla pace, in primis perché costano di meno”. E per concludere ci fa sapere di voler riesumare la definizione di “scuola di guerra” per il corso di Stato Maggiore, già sepolto ai tempi del governo Berlusconi. Masiello non lo sa, ma è riuscito nel capolavoro di mettere per iscritto i desideri inconfessabili del governo che nessuno ha mai avuto il coraggio di dire apertamente. Ora siamo curiosi di sapere che ne pensa il ministro Crosetto, sempre così dolente quando comunica di dover preparare la guerra, dell’entusiasmo del suo generale. Anche perché queste parole sono molto più gravi di quelle del generale Vannacci, ma è molto più scomodo sottolinearlo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Il turismo italiano affonda (insieme alla credibilità della ministra) 1:53
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1:53Non bastavano le grane giudiziarie a rendere traballante la poltrona della ministra Daniela Santanchè. Ora ci si mettono anche i numeri - quelli veri - a certificare il fallimento della gestione a propulsione sovranista del turismo italiano. Mentre ad agosto la ministra si pavoneggiava annunciando trionfalmente che "sempre più turisti, soprattutto stranieri, scelgono di vivere l'estate sotto il sole italiano", i dati Eurostat raccontavano una storia ben diversa. Come rivelato dall'analisi di Lorenzo Ruffino nella sua newsletter, l'Italia si è guadagnata il poco invidiabile primato di peggior performance turistica in Europa: 208 milioni di pernottamenti tra giugno e agosto 2024, con un calo dell'1,9% rispetto al 2023. E mentre la media europea cresce dello 0,9%, noi perdiamo terreno insieme a Serbia e Francia in una classifica che vede brillare il Lussemburgo (+20,5%) e persino l'Albania (+16,1%). Ma il dato più allarmante è la fuga dei turisti italiani: -5,8% rispetto all'anno scorso. Per la prima volta dal 2011, gli stranieri (106 milioni) hanno superato i connazionali (102 milioni) nei pernottamenti estivi. Un segnale inequivocabile che la tanto sbandierata "estate italiana" sta diventando sempre più inaccessibile proprio per i connazionali. Mentre la ministra si destreggia tra aule di giustizia e dichiarazioni roboanti, il turismo italiano perde colpi. E non serve essere esperti di economia per capire che se persino l'Albania ci surclassa nella crescita turistica, forse è il caso di ripensare non solo le politiche di settore, ma anche a chi le gestisce. La verità è che non si può guidare il turismo italiano come si gestisce un Twiga qualsiasi. E i numeri, quelli veri, sono lì a dimostrarlo. La verità è che non si può guidare il turismo italiano come si gestisce un Twiga qualsiasi. E i numeri, quelli veri, sono lì a dimostrarlo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 L’osteria dei media e della politica: Elon Musk raccoglie l'eredità televisiva di Berlusconi 1:58
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1:58Non ci vuole molta fantasia per capire l’impatto che Elon Musk potrebbe avere sui cittadini USA e sugli Stati Uniti nel palcoscenico internazionale. Noi italiani quel film l’abbiamo già visto. Il 26 gennaio 1994, un miliardario proprietario del media più importante del momento (la televisione) annunciò il suo ingresso in politica. La promessa era la stessa: contrastare la sinistra e portare un'impronta imprenditoriale e modernizzatrice nel sistema politico. Le voci a favore erano simili a quelle che si sentono ora per Musk: “Se un uomo ha avuto tanto successo nella vita, perché non dovrebbe portare tutti noi al successo come le sue aziende?” L’Italia promessa da Silvio Berlusconi stava tutta nelle sue televisioni: donne bellissime per spingere gli ascolti e quindi i consumi; linguaggio greve per rivendicare un nuovo modello di libertà, quella di badare ai propri interessi senza disturbi; un inno alla ricchezza insieme allo sdoganamento dei poveri come falliti; attacchi contro il fastidio portato dalla magistratura e dalle regole (ve lo ricordate Sgarbi nella sua trasmissione “Sgarbi quotidiani”?); il mito del self-made man, che deve essere messo in condizione di decidere da solo senza l’impiccio dei meccanismi istituzionali. Come sia andata lo sappiamo bene, ce lo ricordiamo (quasi) tutti. Il mondo di Elon Musk sta nel suo potentissimo social X, trasformato in un’osteria di squinternati in cui vince chi spara il complotto più grosso, dove la calunnia è scambiata per informazione e il falso è “la verità nascosta”. Un’altra cosa accomuna Berlusconi e Musk: la politica è la via indispensabile per proteggere gli affari e trovare riparo giudiziario. L’abbiamo già vista, questa storia. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 La doppia faccia di Meloni non inganna nemmeno Trump 1:52
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1:52C'era una volta una premier che sognava di essere il ponte tra due mondi, ma ha dimenticato che i ponti si costruiscono con solide fondamenta, non con gli specchi. Giorgia Meloni, nella sua personale favola di ascesa internazionale, aveva immaginato di poter interpretare il ruolo della grande mediatrice tra Trump e l'Europa, dimenticando però un dettaglio non trascurabile: per mediare bisogna essere credibili da entrambe le parti. E invece ecco che arriva Steve Bannon, l'architetto del trumpismo, a frantumare questo castello di carta con la delicatezza di un elefante in una cristalleria. "Non abbiamo bisogno di nessuno in Europa", tuona l'ex stratega della Casa Bianca, aggiungendo quella che suona come una stilettata: "Sii ciò che eri quando Fratelli d'Italia era al 3%". Traduzione per i non addetti ai lavori: cara Giorgia, smettila di giocare a fare la statista moderata, torna a urlare dai palchi, eri meglio. Il problema di Meloni è che ha cercato di cavalcare due cavalli contemporaneamente: da una parte l'atlantismo di facciata per compiacere Washington, dall'altra lo strizzare l'occhio ai sovranisti europei. Ma nella politica internazionale, come nella vita, non si può essere contemporaneamente candela e vento. E ora che Trump si prepara a riconquistare la Casa Bianca, il MAGA movement le fa sapere che non ha bisogno di intermediari in Europa: ha già i suoi Le Pen, Farage e Orbán di riferimento. La premier italiana si ritrova così in un limbo politico: troppo moderata per i trumpiani, troppo sovranista per i democratici. Un'ambiguità che porta sempre a un solo risultato: l’irrilevanza strategica. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La prima fake news dell'era Trump 2.0 non ha atteso nemmeno l'insediamento del nuovo presidente. A poche ore dalla chiusura delle urne, il Washington Post ha lanciato una bomba mediatica destinata a rivelarsi un petardo bagnato: una presunta telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin, con tanto di dettagli su contenuti e intermediari eccellenti. La notizia aveva tutti gli ingredienti perfetti: il protagonismo di Trump che bypassa i canali diplomatici ufficiali, la presenza di Elon Musk come mediatore informale, e persino un presunto piano di pace per l'Ucraina. Troppo bello per essere vero. E infatti non lo era, come ha prontamente chiarito il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, definendo la notizia "una pura invenzione". La vicenda è emblematica del nuovo corso della comunicazione politica nell'era della post-verità. Il Washington Post, testata di proprietà di Jeff Bezos, ha pubblicato la notizia senza verifiche incrociate, mentre gli altri media occidentali l'hanno ripresa acriticamente, seguendo quella che ormai è diventata una prassi consolidata: se lo dice il Post, deve essere vero. Quello che emerge è un cortocircuito mediatico in cui la necessità di anticipare le mosse del nuovo corso trumpiano si scontra con la realtà dei fatti diplomatici. In questo vuoto informativo, proliferano "si dice" e indiscrezioni che più che raccontare la realtà, sembrano volerla plasmare secondo aspettative e timori precostituiti. Ma la prima fake news dell'era Trump 2.0 potrebbe essere solo l'antipasto di una lunga stagione in cui distinguere il vero dal verosimile diventerà sempre più complesso. Una cosa è certa: il giornalismo dovrà fare i conti con la propria credibilità, ancora una volta. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Marce nere, censure e il silenzio delle istituzioni: l’Italia sull’orlo 1:56
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1:56Nelle ultime ore in Italia è accaduto che 300 luridi fascisti abbiano marciato a Bologna, dove il governo ha concesso la città ai Patrioti e Casapound, due gruppi che andrebbero cancellati da qualunque parte si guardi la Costituzione. Poi è accaduto che la presidente del Consiglio e il suo vice, Meloni e Salvini, abbiano avuto il coraggio di attaccare “certa sinistra”. La leader di fratelli d’Italia ha definito “sinistra da salotto” coloro che ancora hanno lo stomaco e le energie di ribellarsi a questo fascismo strisciante che spesso trova il patrocinio dei partiti di maggioranza. Ha sputato in faccia agli stessi ideali che le permettono di sedere a Palazzo Chigi piuttosto che essere da donna del fascio ripetendo le parole di Ines Donati “volli essere troppo virile e dimenticai che poi ero una debole donna”. Il ministro Salvini ha sfidato il senso del ridicolo sprecando fiato per chiedere la chiusura dei centri sociali, con un curioso strabismo per i criminali neri. Erano gli stessi centri sociali che il giovane Matteo frequentava nella sua prima giovinezza, quando non aveva bisogno di accarezzare i più bassi istinti nella speranza di galleggiare. Poi è accaduto che l’account ufficiale del partito di una presidente del Consiglio abbia scritto un post su X in cui ha attaccato Roberto Saviano definendolo “sciacallo”, “senza dignità”, “uno dei peggiori scrittori che l’Italia abbia mai conosciuto”. Sono gli stessi che hanno punito un professore dimostrando di non conoscere la differenza tra contestazione e censura. È ora di smettere di sottovalutare questi segnali. La democrazia non si difende da sola: tocca a ciascuno di noi fare la propria parte. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Angelo Vassallo: il sindaco dimenticato in una storia così tanto italiana 1:50
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1:50Ma chi se lo ricorda più Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica assassinato oltre quattordici anni fa? Per mesi la sua morte ha occupato le pagine dei giornali sotto il marchio del “sindaco pescatore”, con quella tendenza a romanticizzare gli omicidi che piace tanto a certa stampa. Poi, il silenzio. Ieri, su richiesta del pm di Salerno Marco Colamonici e del procuratore capo Giuseppe Borrelli, sono state emesse quattro ordinanze di arresto per l’omicidio del 5 settembre 2010. Tra gli arrestati ci sono il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo e l’imprenditore Giuseppe Cipriano, detto ‘Peppe Odeon’, proprietario di una sala cinematografica a Scafati. Secondo la Procura, Vassallo fu ucciso perché voleva denunciare un traffico di droga intorno al porto di Acciaroli, organizzato dal clan camorrista Fucito con la complicità di carabinieri infedeli e imprenditori. Aveva fissato un appuntamento con un ufficiale della compagnia dei carabinieri di Agropoli per il 6 settembre 2010, un appuntamento a cui non è mai arrivato. Il colonnello Cagnazzo, allora in servizio al nucleo investigativo di Castello di Cisterna, scrisse un’informativa che dirottò le indagini su un sospetto brasiliano, Bruno Humberto Damiani, poi archiviato due volte: un depistaggio in piena regola. Cagnazzo si premurò anche di sequestrare i video di una telecamera di sorveglianza sul porto, senza autorizzazione del magistrato. Tra gli arrestati ci sono anche il brigadiere Lazzaro Cioffi, già condannato a 15 anni per traffico di droga, e il collaboratore di giustizia Romolo Ridosso. Un bel quadretto di criminalità organizzata e istituzioni deviate. Una storia così tanto italiana #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 La profezia di Lewis materializzata a Trump 1:56
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1:56Nel 1935, mentre l'Europa guardava con inquietudine l'ascesa del nazifascismo, Sinclair Lewis decise di raccontare una storia che i suoi contemporanei liquidarono come assurda fantapolitica. "Qui non è possibile", la intitolò. E invece. Il romanzo racconta di un senatore americano, Berzelius "Buzz" Windrip, che conquista la presidenza cavalcando il malcontento popolare. La sua tattica è semplice: promette denaro facile (5.000 dollari all'anno a ogni cittadino), si erge a difensore dei "veri americani" e dei loro valori tradizionali, trasforma ogni critica in un attacco alla nazione. Presentandosi come un campione dei valori tradizionali americani, Windrip sconfigge facilmente i suoi avversari. Ma non è tanto il personaggio a essere inquietante, quanto il meccanismo che Lewis descrive con chirurgica precisione: l'erosione quotidiana delle istituzioni democratiche, la progressiva normalizzazione dell'inaccettabile, la metamorfosi del dissenso in tradimento. Nel romanzo la maggioranza degli americani approva le misure autoritarie considerandole "passi necessari benché dolorosi". I più scettici si consolano ripetendosi che "qui non è possibile". È questa la vera profezia di Lewis: non tanto l'ascesa di un demagogo, quanto la nostra infinita capacità di autoassolverci mentre l'impossibile accade sotto i nostri occhi. Il fascismo, ci mostra, non ha bisogno di camicie nere per manifestarsi. Può presentarsi in giacca e cravatta, parlando di patriottismo e prosperità. Rileggere oggi "Qui non è possibile" significa riconoscere, uno dopo l'altro, i segni del nostro tempo: la demonizzazione degli avversari politici, la manipolazione della realtà attraverso la propaganda, la trasformazione del patriottismo in una clava contro il dissenso. D'altronde, cosa c'è di più americano di un uomo d'affari che promette di rendere l'America di nuovo grande? #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Il giudice a Vannacci: prima impari le figure retoriche 1:49
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1:49Quando si ebbe notizia del decreto penale di condanna per diffamazione nei confronti di Pier Luigi Bersani, a causa delle sue dichiarazioni sul generale Vannacci, il leader della Lega Matteo Salvini commentò parlando di “arroganza tipica dei kompagni” (scritto con la "k", come un adolescente) e apostrofò l’ex segretario del Pd come “sinistro”. “Paga Bersani, paga”, twittò Salvini, compiaciuto. Eppure, per il giudice di Ravenna, Corrado Schiaretti — secondo quanto riporta il QN — la differenza tra metafora e allegoria può essere notevole e quindi “è evidente che le parole di Bersani non possano essere qualificate come metaforiche”. Vannacci, infatti, avrebbe “confuso la figura retorica della metafora con quella dell’allegoria”, e ci è voluto un giudice per chiarirgli la differenza. Durante un dibattito alla Festa dell’Unità di Ravenna, nel settembre 2023, Bersani aveva commentato il libro di Vannacci, Il mondo al contrario, dicendo: “Quando leggi quelle robe lì pensi: ‘Va bene dai, sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni e facciamo un grandissimo bar’. Il Bar Italia. Dove puoi dare dell’invertito a un omosessuale, della fattucchiera a una femminista, del negro a un nero, e dire a un ebreo ‘ok la Shoah, ma non esageriamo’. Quel bar lì non sarebbe mai vuoto in Italia. Ma scusate, se in quel bar lì lui può dire tutte queste cose, è possibile dare del coglione a un generale? Se parlano da bar, dobbiamo parlare da bar anche noi. Quella non è critica al politicamente corretto, è arretramento della civiltà”. Vannacci, insolitamente sensibile, decise di querelare. “La condanna non può essere accolta per insussistenza giuridica, e prima ancora linguistica”, scrive ora il giudice. Forse è il caso di un ripasso di italiano, oltre che di diritto. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Fine del monologo De Luca? Il Pd si sottrae all’incantesimo 1:51
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1:51Fine della telenovela di Vincenzo De Luca all’assalto per la terza volta della presidenza della Regione Campania. Il Partito democratico non lo sosterrà. “Il Pd - ha detto la segretaria Elly Schlein ospite di Fabio Fazio - ha una posizione chiarissima: siamo contrari al terzo mandato. Per noi vale la legge nazionale che prevede il limite a due mandati. Possono votare tutte le leggi regionali che vogliono ma il Pd non sosterrà presidenti uscenti per un terzo mandato”. Lui, De Luca, non ci sta. Del resto non starci è la caratteristica principale della sua carriera politica, apparire contro tutti - preferibilmente i “suoi” - è la cifra stilistica della sua durezza. Diciassette anni sindaco di Salerno, presidente della Regione dal 2015, deputato dal 2001 al 2008, sottosegretario ai Trasporti nel 2013: per De Luca la Campania è un feudo che non dovrebbe essere contendibile per nessuno del suo partito. Roba sua, insomma. La segretaria Elly Schlein trattata con paternalismo è solo l’ultima vittima dell’egomania deluchiana. Il 13 maggio del 2010 durante un dibattito con un compagno di partito si disse pronto a far "vivere in maniera autonoma l'esperienza politica di Campania Libera" e a lasciare il Partito Democratico. Al tempo risero in molti per l’irruente simpatia di De Luca. Quattordici anni dopo il ritornello della Campania Libera da lasciare vivere “in maniera autonoma” è sempre in voga ma non fa più ridere nessuno. “Il gruppo dirigente del partito è talmente logoro che, se anche dicesse qualcosa di chiaro, nessuno lo ascolterebbe”, disse del Pd De Luca 14 anni fa. Oggi la retorica è la stessa ma è stato svelato l’obiettivo: fingere di voler cambiare per poter restare. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Piracy Shield: quando la Serie A gioca a fare il Grande Fratello (e vince a tavolino) 1:37
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1:37La farsa del Piracy Shield è l'ennesima dimostrazione di come il matrimonio tra calcio e politica in Italia continui a generare mostri. Questa volta il parto ha prodotto una piattaforma che, con la scusa di combattere la pirateria, si arroga il diritto di oscurare siti web senza alcun vaglio giudiziario. Un piccolo dettaglio costituzionale che evidentemente è sfuggito ai nostri legislatori, troppo occupati a compiacere i desiderata della Serie A. La genesi di questo pasticcio all'italiana ha del surreale: una piattaforma commissionata dalla Lega Calcio ancora prima che esistesse la legge per utilizzarla, sviluppata dallo studio legale dell'ex avvocato di Berlusconi, "regalata" all'AgCom che però deve pagarne la manutenzione con soldi pubblici. Il tutto benedetto in Parlamento da Claudio Lotito, contemporaneamente senatore di Forza Italia e patron della Lazio. Un capolavoro di conflitto d'interessi che neanche ai tempi d'oro di Berlusconi. Il risultato? Google Drive bloccato mentre si giocava Juventus-Lazio, con buona pace di chi doveva accedere ai propri documenti. Ma tranquilli, il governo ha già trovato la soluzione: una nuova legge che allarga le maglie dei blocchi invece di restringerle. D'altronde, quando hai due senatori come Lotito e Galliani a fare da pontieri tra il pallone e Palazzo Chigi, tutto diventa possibile, persino calpestare i diritti digitali dei cittadini in nome della lotta al "pezzotto". È la solita storia italiana: problemi complessi affrontati con soluzioni semplicistiche e dannose, partorite in stanze dove gli interessi privati si mescolano indisturbati con quelli pubblici. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Patria e profitto: l'italianità a targhe alterne di John Elkann 2:06
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2:06Forte, John Elkann. Da generazioni, la sua famiglia si propone come esempio di capitani d'industria e simbolo dell'italianità esportata nel mondo. Qualche tempo fa, avevano persino pensato di mettere una bandierina italiana ben visibile sulla fiancata di una delle loro vetture. Peccato che di italiano non ci fosse niente, e sono stati costretti a rimuoverle una a una. Forte, John Elkann. Ha ereditato il talento di famiglia: quando le cose vanno bene, è merito suo, colui che dà lustro all'Italia e ci onora con la sua italianità. Ma, di fronte ai risultati fallimentari, la colpa è dell'Italia brutta, dell'Italia sporca, della politica tutta cattiva. Così, quando il Parlamento l’ha convocato nei giorni scorsi per un’audizione, lui, con la sua proverbiale eleganza, ha rifiutato con la stessa leggerezza con cui si potrebbe saltare un appuntamento per il tè delle cinque. In veste di presidente di Stellantis, ha comunicato al presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, Alberto Luigi Gusmeroli, di non avere nient’altro da aggiungere rispetto a quanto già espresso dal suo amministratore delegato, Carlos Tavares. Elkann ha comunque fatto sapere di essere disposto a continuare il dialogo con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy “nell’ambito del tavolo di confronto istituito presso il dicastero, in attesa della convocazione ufficiale presso la Presidenza del Consiglio.” Evidentemente, lì il caffè deve essere molto migliore e le poltrone molto più comode. Elkann passa con incredibile velocità dall’essere il testimonial italiano nel mondo a un cittadino qualunque senza nulla da dire. Gli va però riconosciuto un enorme merito: negli ultimi due anni, è stato l’unico a mettere d’accordo maggioranza, opposizione e il cosiddetto terzo polo per il suo comportamento inaccettabile. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 La democrazia bastonata: storia di Tahla, che credeva nell'articolo 1 2:10
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2:10Si chiama Tahla, ha 22 anni, e la sua colpa è stata quella di bussare alla porta di un sindacato. Nel 2024, nel cuore della Toscana felix, nell'Italia che si vanta di essere una Repubblica democratica fondata sul lavoro, un ragazzo viene pestato a bastonate per aver osato alzare la testa. Non fa rumore, non diventa una storia nazionale, non merita i titoloni dei giornali perché siamo assuefatti alla barbarie. Quarrata, provincia di Prato. Turni di 12-14 ore, lavoro nero, caporalato: fotografia di una modernità che si misura in fatturato ma non in diritti. Tahla viene convocato dopo aver parlato con il sindacato Sudd Cobas: "Sappiamo che sei stato al sindacato", gli dicono. Poi partono i bastoni. È la stessa zona dove appena due settimane fa altri quattro lavoratori sono stati vittime di una spedizione punitiva durante un picchetto. Non sono coincidenze: è un sistema che si nutre di paura e omertà, che prospera nell'indifferenza generale e nella retorica del "piccolo è bello" che spesso nasconde il marcio. La prognosi dice sette giorni, ma la ferita è molto più profonda: è uno sfregio alla Costituzione, è il fallimento di uno Stato che non riesce a proteggere chi lavora, è la vergogna di un Paese che si scopre ancora medievale nei rapporti di lavoro mentre si vanta di correre verso il futuro. Tahla è pakistano, e anche questo non è un dettaglio: lo sfruttamento sa bene dove colpire, sceglie le sue vittime tra chi ha meno voce, tra chi può essere più facilmente zittito. Noi intanto scivoliamo via, distratti, assuefatti, complici. In un Paese normale questa storia sarebbe uno scandalo nazionale. In Italia è solo cronaca locale. E questo, forse, è il vero scandalo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 CO2 al massimo, credibilità dei leader al minimo 1:40
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1:40Ripercorrete per un istante le promesse ascoltate negli ultimi anni sull'abbattimento della CO2. È il nuovo comandamento laico, declamato in ogni campagna elettorale, ripetuto da ogni governo, a ogni tavolo internazionale. Ci hanno garantito che avrebbero ridotto la CO2 e, naturalmente, che lo avrebbero fatto in fretta. Tutti, persino coloro che negano il cambiamento climatico, sussurrano ora che, in fondo, un’aria più pulita non potrebbe far poi così male. Ieri, però, l’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite ha consegnato una realtà ben diversa: nel 2023 la concentrazione di CO2 ha raggiunto il record di 420 parti per milione, il 151% dei livelli pre-industriali. L'ultima volta che la Terra ha registrato simili concentrazioni, parliamo di 3-5 milioni di anni fa, la temperatura globale era di 2-3°C più alta e i mari si innalzavano di 10-20 metri. Possiamo affermare con certezza che, mentre i governi insistono sul loro impegno a ridurre i gas serra - come la CO2, principale responsabile del riscaldamento globale - i fatti ci raccontano una direzione opposta. Non si tratta di qualche ritardo nei risultati o di una situazione peggiore del previsto: siamo sull’esatto percorso inverso rispetto alle promesse fatte. Ora, impiegate questi ultimi secondi per valutare la credibilità di quelle promesse e, soprattutto, di chi continua a farle, senza mai cambiar strada. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Un colabrodo digitale: la mafia alle porte dei nostri dati sensibili 1:52
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1:52Nel sistema Italia un finanziere, Pasquale Striano, è accusato di accessi “mirati” a esponenti politici e del mondo economico, dello sport e dello spettacolo con informazioni cedute ad alcuni giornalisti. Un dipendente della filiale di Bisceglie della banca Intesa San Paolo ha curiosato per almeno due anni in 6.600 conti correnti di 3.500 clienti tra cui esponenti politici, del mondo economico, dello sport e dello spettacolo. Negli ultimi giorni l’inchiesta sulla cosiddetta “banda di via Pattari“ ha fatto emergere gruppo di hacker e appartenenti (attuali o passati) alle forze dell’ordine che secondo l’accusa ha spiato centinaia di persone attraverso accessi illeciti alle banche dati dello Stato. Il magistrato sottolinea come l’organizzazione godesse “di appoggi di alto livello in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri”. Nonché di una rete criminale “assai vasta e strutturata a grappolo, nel senso che ogni componente del sodalizio e ogni collaboratore esterno dello stesso hanno a loro volta ulteriori contatti, nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni, attraverso cui reperire illecitamente dati e informazioni riservate e sensibili”. Nel Paese delle mafie il sistema di controllo di dati sensibili sembra burro e la permeabilità della sicurezza informatica è allarmante. Diventa lecito chiedersi quindi se ad avere accesso a questi dati siano solo impiegati di piccolo calibro o più vaste organizzazioni criminali. Pensate cosa succederebbe se le mafie avessero a queste informazioni. Pensate cosa sta succedendo se già li hanno. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Il governo Meloni perde ancora contro la realtà: il TAR sospende il divieto sulla cannabis light 2:02
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2:02La crociata del governo Meloni contro la cannabis light si infrange ancora una volta contro il muro della realtà. Il Tar del Lazio ha confermato la sospensione del decreto del ministero della Salute che, con un colpo di mano a base di proibizionismo, aveva tentato di classificare il CBD come sostanza stupefacente. Una decisione che sa di schiaffo sonoro all'ennesimo tentativo ideologico di questo esecutivo di fare guerra alle windmill del nemico immaginario. Ma si sa, quando l'ideologia prevale sulla scienza, quando la propaganda sovrasta il buonsenso, quando il pregiudizio offusca la ragione, il risultato è sempre lo stesso: una figuraccia. Perché il CBD non è una droga, non lo è mai stato, e questo lo sanno tutti. Lo sa l'Europa che ne permette la commercializzazione, lo sanno gli esperti che ne attestano l'assenza di effetti psicoattivi, lo sa persino il professor Ciallella, ex direttore dell'istituto di medicina legale della Sapienza, che lo ha messo nero su bianco. Eppure il governo insiste, accanendosi contro un settore che dà lavoro a migliaia di persone, che rappresenta un'opportunità di sviluppo per le aree rurali, che potrebbe essere un volano per l'economia agricola italiana. E mentre il Tar ricorda al governo che le leggi devono basarsi su evidenze scientifiche e non su pregiudizi ideologici, l'esecutivo prepara già la prossima offensiva con il Ddl Sicurezza, l'ennesimo tentativo di criminalizzare un settore legale e produttivo. Un accanimento terapeutico contro il buonsenso che sta diventando la cifra distintiva di questo governo. Ma la realtà, ancora una volta, si prende la sua rivincita. E non c'è decreto o emendamento che tenga quando i fatti sono più testardi delle ideologie. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Chi sta esondando davvero? Il Tribunale umilia il governo sui diritti degli attivisti 1:56
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1:56C'è qualcosa di poeticamente perfetto nel tempismo con cui il Tribunale di Roma ha rigettato la richiesta di sorveglianza speciale per Giacomo Baggio di Ultima Generazione, proprio mentre il ministro Nordio tuonava contro la magistratura rea di "esondare". Viene da chiedersi chi stia davvero esondando in questo Paese dove i fiumi tracimano con regolarità tragica mentre il governo si affanna a criminalizzare chi protesta per il clima. La sentenza del Tribunale è cristallina: le azioni di Baggio non sono espressione di pericolosità sociale ma di appartenenza a un movimento che persegue l'ideale di contrastare il disastro ambientale. Una lezione di diritto e di democrazia servita su un piatto d'argento a chi vorrebbe trasformare il dissenso in reato. È la terza volta che i tribunali respingono tentativi di applicare la sorveglianza speciale agli attivisti climatici. Tre schiaffi al tentativo grottesco di equiparare la disobbedienza civile nonviolenta alla criminalità organizzata. Ma questo governo preferisce sprecare tempo e risorse per intimidire chi ha il coraggio di alzare la voce mentre il Paese affonda nel fango. Il DDL sicurezza è l'ultimo atto di questa deriva autoritaria. Un provvedimento talmente "iniquo" e "illiberale" da spingere persino i penalisti allo sciopero. Ma mentre la politica si arrampica sugli specchi della repressione, la magistratura ci ricorda che in uno Stato di diritto la protesta pacifica non può essere silenziata. La storia insegna che nessuna repressione ha mai fermato le idee giuste. E di giusto, in questa storia, c'è solo chi ha il coraggio di alzarsi in piedi per difendere il futuro di tutti. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Due anni di Meloni: soliloquio di potere e traditori di patria 1:57
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1:57La presidente del Consiglio Giorgia Meloni - che da due anni viene chiamata “il presidente” da giornalisti abbagliati dai vestiti nuovi dell’imperatore - festeggia il primo biennio del suo governo. Non c’è bisogno di riportare le iperboli del suo messaggio ufficiale. In un Paese normale la presidente del Consiglio si sarebbe presentata di fronte alla stampa, noi qui ci accontentiamo di un soliloquio sui social. Questo è uno dei risultati di governo: abolite le domande i giornalisti si riducono a megafoni del potere e chi non ci sta rientra nella schiera dei traditori della patria. Nei due anni in cui l’Italia avrebbe dovuto recuperare credibilità internazionale la presidente Meloni è diventata la versione omeopatica dell’autoritarismo in salsa occidentale. Amica di Orbàn ha simulato europeismo in Europa, sovranismo in patria e ha sfoggiato atlantismo a braccetto di Salvini. Alla fine si è svelata messa all’angolo a Bruxelles. In due anni di governo ha scritto leggi incagliatesi nei tribunali nazionali e internazionali di ogni ordine e grado. In due anni di Pnrr che fatica a rispettare ha esacerbato la povertà (lo dice l’Istat), s’è rimangiata gli obiettivi e ha un’infrastruttura nazionale che inceppa i treni e supplica Elon Musk per ottenere una connessione decente. Dice Meloni che il programma elettorale è stato rispettato. Non mente. La vendetta è una portata quotidiana contro i suoi storici nemici immaginari: poveri, stranieri, gay, studenti, operai, sindacati, giornalisti, donne che non figliano, artisti che non propagandano, magistrati che rispettano le leggi più dei poteri. Ma non finirà bene, no. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Gli ultimi giorni nel curriculum di Fitto (e von der Leyen) 2:00
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2:00Raffaele Fitto, prossimo commissario europeo fortemente voluto da Ursula von der Leyen fino a qualche giorno fa era ministro di un governo che negli ultimi giorni ha messo in fila azioni che vanno ripassate. Fitto era ministro di un governo che ha riunito i suoi ministri per scontare una forzatura contro il diritto europeo (nonché contro i trattati internazionali) per rivendicare di essere al di sopra delle leggi. Fitto era ministro di un governo che per bocca del suo ministro della Giustizia Carlo Nordio rivela di voler studiare un nuovo assetto costituzionale che assoggetti il potere giudiziario al potere politico alla stregua dei peggiori stati illiberali che mai verrebbero accettati nell’Unione europea. Fitto era ministro in un governo con un vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, che esulta per la morte di uno straniero ammazzato dalle forze dell’ordine e che animalizza i migranti per tornaconto elettorale (“cani e porci”, li chiama). Fitto era ministro di una presidente del Consiglio che da quando è al governo ha attaccato ripetutamente magistrati, giornalisti, intellettuali, organizzazioni umanitarie e organi dello Stato. La domanda a questo punto è semplice: come si può votare un commissario ex ministro di un governo così? Come possono il Pse e i Verdi - perfino il Ppe - ingoiare un boccone di questo tipo? Ma soprattutto com’è possibile dare fiducia alla presidente della Commissione, von der Leyen, a braccetto con Giorgia Meloni nella malsana idea dei centri in Albania come modello di gestione dell’immigrazione nell’Unione europea? Ci sarà un limite entro cui fermarsi? E se non è questo cos’altro manca all’abisso? #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 La maschera cade: il vero volto della destra al potere 1:39
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1:39Dai, hanno finalmente perso i freni inibitori e si sono svelati. Meglio così. La figuraccia internazionale di Giorgia Meloni e il suo governo per la fallita deportazione in Albania sta mostrando la vera faccia di questa destra che vuole comandare perché è incapace di governare. Abbiamo visto la vera faccia di Meloni, ben lontana dalla rassicurante capa di governo dialogante in campo internazionale. La premier ritiene nemici della patria, perfino traditori, coloro che non appoggiano le sue riforme deliranti. Si identifica nella patria, vorrebbe essere al di sopra della legge, rivendica il comando. È tornata la missina che è stata. Matteo Salvini molla i freni e ci fa sapere che i migranti dunque sono cani e porci. È bastato che perdesse per poco l’equilibrio per mostrare la sua verve da bestemmiatore da osteria. Il vicepresidente del Consiglio non trattiene la xenofobia e punta a testa bassa contro la magistratura, come ogni patetico leader in declino. Il ministro della Giustizia Nordio dimostra una reazionaria interpretazione della materia del suo ministero. Sogna uno Stato illiberale con la magistratura al servizio dell’esecutivo. Voleva essere l’illuminato della compagnia e invece sta a qualche centimetro da Orbàn. Tutti corrono a usare il servizio pubblico come predellino per la propaganda, infarcendo i telegiornali nazionali di gnegneismo di Stato. Hanno mostrato la vera faccia, meglio così. Ora non si può dire di non conoscere la loro natura. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Integrazione musulmana: il suicidio politico del Viminale 1:58
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1:58Il Consiglio per le relazioni con l'Islam getta la spugna. Dopo oltre un decennio, gli esperti alzano bandiera bianca di fronte all'immobilismo del governo. La lettera di dimissioni è un j'accuse che non lascia spazio a interpretazioni: ogni iniziativa sospesa, ogni progetto congelato, ogni speranza di integrazione mandata in soffitta. Il "Patto per un Islam italiano" del 2017? Carta straccia. I corsi per imam "made in Italy"? Cancellati. Il dialogo interreligioso? Un fastidioso ronzio da silenziare. Qualcuno dalle parti del Viminale deve avere pensato che è meglio chiudere gli occhi: se non vediamo l'Islam, forse sparirà come per magia. Peccato che la realtà sia più testarda degli istinti securitari di chi ci governa. Le comunità musulmane sono qui, sono parte del tessuto sociale italiano. Ignorarle non le farà svanire, ma alimenterà incomprensioni e conflitti. È la strategia dello struzzo elevata a politica di Stato. Cancellare ogni spazio di dialogo, rendere inoperante un organismo di esperti, ignorare anni di lavoro per l'integrazione. Tutto in nome di un effimero consenso elettorale costruito sulla paura del diverso. La libertà religiosa non è un optional, un vezzo da concedere nei momenti di magnanimità. È un diritto fondamentale, un pilastro della convivenza civile. Ma evidentemente è più comodo cavalcare i fantasmi dell'invasione islamica che affrontare la complessa realtà di un'Italia multiculturale. Il risultato? Un paese più chiuso, più spaventato, più diviso. Complimenti, signor Ministro. Con le sue non-azioni ha ottenuto ciò che nessuno prima è mai riuscito a fare: spegnere il dialogo, soffocare l'integrazione, alimentare la diffidenza. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Sicilia: ponte sullo Stretto e rubinetti asciutti 2:04
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2:04A Nicosia, in provincia di Enna, la signora Cinzia con la sua famiglia vive con un recipiente da mille litri e l’acqua una sola volta alla settimana. “Naturalmente sempre che l’acqua non arrivi gialla e piena di terra, come spesso accade. - racconta il deputato Davide Faraone di Italia viva - Un piccolo appartamento invaso da bidoni pieni e cassette d’acqua minerale”. In Sicilia negli invasi regionali ci sono 60 milioni di metri cubi d’acqua. L’anno scorso erano 300 milioni, cinque volte di più. A Caltanissetta e a Enna l’acqua arriva una volta alla settimana. A Palermo i rubinetti funzionano a giorni alterni, ad Agrigento hanno fatto arrivare una nave cisterna della Marina militare. Quando c’è l’acqua è di una giallastro marrone e puzza di fogna. Oltre alle case ci sono le attività che soffrono. Ne risente l’agricoltura, ne risente ovviamente il turismo. Il presidente della Regione Renato Schifani propone di dissalare l’acqua del mare, come fanno a Dubai. Dal Pnrr sono in arrivo 61 milioni di euro per “mettere in sicurezza e adeguare gli impianti esistenti e migliorare complessivamente la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne”. Lo scorso 11 ottobre la Regione ha destinato 350 milioni di euro per “interventi legati all’emergenza siccità” e "per reti idriche, depurazione e rifiuti”. Il sistema però è un colabrodo e servirebbero investimenti strutturali. Nel dicembre dell’anno scorso il governo Meloni ha tolto a Sicilia e Calabria 1,6 miliardi di euro dai Fondi di sviluppo e coesione (Fsc) oltre ad altri 718 milioni dai finanziamenti gestiti dai vari ministeri. Perché? Per il progetto da 12 miliardi del Ponte sullo Stretto. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Miele e pace: un mix 'illegale' al mercato di Desio 2:05
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2:05Marco Borella è un apicoltore che gira i mercati della sua zona per vendere il miele. Al mercato di Desio, in provincia di Monza e Brianza, ci va tutte le settimane con il suo banchetto del miele all'interno del mercato cittadino. Lunedì mattina a Desio qualcuno ha chiamato i carabinieri perché Marco sul suo banchetto esponeva uno striscione con scritto "stop bombing Gaza, stop genocide". Marco è un professionista come lo volevano i padri costituenti: professionista perché guadagna un salario dal suo lavoro e professionista perché professa nel suo lavoro i suoi ideali. I carabinieri gli hanno chiesto di rimuovere lo striscione perché si trattava di "propaganda politica" non autorizzata. È il segno di questi tempi, dove chiedere di cessare un conflitto o chiedere di non far annegare le persone in mare o chiedere di non violentarle nei lager ai confini dell'Europa è considerato una "posizione di parte". Marco si è rifiutato di rimuovere lo striscione e si è beccato una multa da 430€ per "propaganda politica non autorizzata". A pensarci bene, gli è andata bene in questo periodo dove il potere vede terroristi e scafisti dappertutto. Ora ci sarà il ricorso, ma l'apicoltore dice di non potersi permettere una multa ogni volta. Lo striscione per ora viene ripiegato nel cassetto, con buona pace dei troppo sensibili che vogliono un mercato che si limiti ai salumi e ai formaggi. Essere multati perché si chiede lo stop alle bombe è la dimostrazione che non siamo solo in un'economia di guerra ma in una vera e propria socialità di guerra. Le guerre lì fuori sono già qui, accalorano gli animi e soffiano sulla repressione. Come tutte le guerre. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Assisi, passerella per ministri e miseria per i disabili 1:53
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1:53Il G7 sulla disabilità si apre ad Assisi ma dietro la facciata festosa si cela una realtà ben più cupa. Banda, stand e annulli filatelici non serviranno a mascherare l'inadeguatezza delle politiche governative. Partiamo dai numeri: il tanto sbandierato "Fondo unico per l'inclusione" ammonta a 552 milioni per il 2024, destinati a ridursi a 231 nel 2025. Una miseria, se si considera che questo fondo accorpa risorse precedentemente separate che superavano tale cifra. La realtà sul campo è impietosa. Quasi 800mila disabili attendono ancora un'occupazione, iscritti a un collocamento mirato che di "mirato" ha ben poco. Le barriere architettoniche persistono, nonostante leggi mai veramente applicate. I servizi territoriali? Un miraggio in molte parti del Paese. Il recente decreto legislativo promette una rivoluzione nei criteri di accertamento dell'invalidità. Peccato che manchi qualsiasi dettaglio su come gestire i casi non permanenti. Si parla di "progetti di vita personalizzati", ignorando la cronica mancanza di servizi sul territorio. Ma il colmo è l'esclusione dell'Osservatorio sulla disabilità da questo G7. Un organismo istituito proprio per consultazione e proposta, tenuto all'oscuro dei contenuti in discussione. Quindi a chi serve il G7? Migliaia di disabili e caregiver lottano quotidianamente contro un sistema che li abbandona. La disabilità resta uno dei principali fattori di povertà ma a Palazzo Chigi sembrano più interessati ai francobolli che a politiche concrete. La propaganda non abbatte le barriere, non crea posti di lavoro, non garantisce assistenza. E i numeri, impietosi, sono lì a dimostrarlo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Alla fine alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni è toccato dire una parola sullo scempio che sta avendo il Libano. Peccato, avrà pensato la leader di Fratelli d’Italia, dover abbandonare il fantascientifico vittimismo complottistico che la raccontava “schedata” da una bancario cinquantaduenne di Bitonto che ha spulciato altre 3499 clienti in tutta Italia. Meloni ha dovuto parlare perché due carri armati dell’esercito israeliano hanno distrutto il cancello principale di una postazione dell'Unifil a Ramyah in Libano e “vi sono entrati con la forza”. È quanto si legge in una nota della Missione Onu. I carri armati, viene spiegato ancora, “se ne sono andati dopo circa 45 minuti, dopo che l'Unifil ha protestato tramite il nostro meccanismo di collegamento, affermando che la presenza dell'Idf stava mettendo in pericolo i peacekeeper”. Avremmo potuto aspettarci che il premier israeliano Netanyahu raccontasse che anche l’irruzione di due carri armati fosse semplicemente un trascurabile errore, due mezzi militari in scampagnata che hanno sconfinato senza saperlo. È andata peggio: l’esercito israeliana ha sostanzialmente accusato i militari dell’operazione Unifil - quindi l’Onu - di essere fiancheggiatori dei terroristi, esattamente come è successo per l’Onu, Amnesty, La Corte penale internazionali e così via. È Israele contro il resto del mondo, oltre che contro il buon senso e contro il diritto internazionale. Meloni ha telefonato a Netanyahu e ha definito gli attacchi “inaccettabili”. Ben svegliata, principessa. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Il toto Nobel per la pace è partito. Qualcuno che si atteggia da bene informato sussurra che l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), la Corte internazionale di giustizia e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres siano tra i favoriti per il premio Nobel per la pace 2024. Per la sua attività in favore delle popolazioni colpite dai conflitti buone chance di vittoria sono attribuite all'UNRWA e al suo alto commissario Philippe Lazzarini. Un premio all'Unrwa riaccenderebbe evidentemente gli animi di chi osteggia le accuse di Israele contro l'agenzia, le stesse che avevano bloccato i finanziamenti di molti paesi, poi ripristinati dopo i risultati di inchieste indipendenti. Un Nobel per l'Onu e al suo segretario Guterres aprirebbe la polemica sulla Corte internazionale di giustizia che ha condannato l'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia e ha chiesto a Israele di garantire che non venga commesso alcun genocidio a Gaza in un caso presentato dal Sudafrica, ancora in corso, che Israele ha ripetutamente respinto come infondato. Qualcuno vorrebbe il presidente ucraino Zelensky, altri spingono per un Nobel postumo al dissidente russo Alexei Navalny, morto in una colonia penale artica a febbraio. Tra i papabili ci sarebbero anche l'Unesco e il Consiglio d'Europa. Le guerre, i massacri, la vigliaccheria internazionale e i morti intanto continuano. Non c'è stata pace in questo 2024 che è l'anno dell'incitamento alla guerra. Anzi, per il Nobel della guerra verrebbero in mente facilmente alcuni nomi. Allora fate una bella cosa, non assegnatelo il Nobel per la pace. È accaduto altre 19 volte (durante la Prima guerra mondiale, nel primo dopoguerra, durante la Seconda guerra mondiale, negli anni della Guerra fredda e della Guerra del Vietnam). Fatelo ancora. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Nordio contro Nordio: il ministro sabota il suo stesso programma carcerario 1:57
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1:57Da quando è diventato ministro della giustizia Carlo Nordio ha ripetuto che il lavoro in carcere è fondamentale per il reinserimento sociale delle persone detenute e per abbassare il tasso di recidiva. Essendo ministro ci si aspetterebbe quindi che nel corso del suo mandato abbia agito alla stregua delle sue parole. Dovrebbe accadere così: chi governa illustra le sue priorità e poi agisce di conseguenza. Dovrebbe essere semplice, lineare. E invece no. In una nota del Provveditorato Regionale del Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta si legge infatti come il fabbisogno rilevato per mantenere i tassi di occupazione fosse di 2 milioni di euro, mentre dal Ministero della Giustizia è stato erogato meno del 50% di questo fabbisogno. Per questo, il Prap, ha invitato le direzioni degli istituti a tagliare il numero di persone lavoranti o comunque di ridurre le ore di lavoro che le stesse svolgono. Questi tagli potranno colpire peraltro categorie specifiche di lavoratori: quelli che prestano assistenza ad altri detenuti disabili o non pienamente autosufficienti, o quelli a supporto dell'area pedagogica (bibliotecari e scrivani). A lavorare in carcere è solo circa il 30% delle persone detenute e la maggior parte di esse lavora alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria, peraltro in molti casi già per pochi giorni o poche ore alla settimana. Il guadagno che si ottiene serve a garantire un ritorno in libertà dove si abbiano a disposizione un minimo di risorse per far fronte alle spese, comprese quelle del mantenimento che ogni persona detenuta deve versare allo Stato a fine pena. Quelli dell’associazione Antigone si chiedono come il ministro possa smentirsi facendo tutto da solo. È una buona domanda. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Eccoci qua, primo anniversario del 7 ottobre. Tutti a commemorare, piangere, gridare. Ma c'è un massacro di cui nessuno parla. Un massacro che continua, giorno dopo giorno. Silenzioso, metodico, spietato. Il "giornalisticidio" palestinese. Dietro alla parola ci sono 167 cadaveri. Giornalisti. Ammazzati come mosche da chi evidentemente ha qualcosa da nascondere. E non parliamo di "effetti collaterali della guerra". No, qui si tratta di esecuzioni mirate. Articolo 21 ce lo racconta nero su bianco: 167 cronisti uccisi, 62 arrestati, 88 uffici distrutti. La più grande mattanza di giornalisti della storia. Sono palestinesi che cercavano di fare il loro lavoro. Li ammazzano a tavola, nel letto. Insieme alle loro famiglie. Perché evidentemente un giornalista è pericoloso pure quando dorme. E il giubbotto con su scritto "PRESS"? Un bersaglio, ecco cos'è diventato. L'Occidente tace. I paladini della libertà di stampa si sono presi una vacanza. E intanto a Gaza si continua a morire. Di bombe, di fame, di sete. Ma guai a raccontarlo. Chi prova a farlo finisce sei piedi sotto terra o in galera. Perché la verità, si sa, è la prima vittima della guerra. Il Sindacato dei giornalisti palestinesi grida al mondo: "Fermate questo massacro!". Ma il mondo ha le cuffie alle orecchie. Non sente, non vede, non parla. Così, mentre celebravamo il 7 ottobre, c'è chi festeggiava un anno di censura perfetta. Un anno di bugie non smentite, di crimini non documentati. Un anno di "giornalisticidio". Ecco, la prossima volta che sentite parlare di libertà di stampa, ricordatevi di loro. Di quei 167 colleghi ammazzati per aver fatto il loro mestiere. Di quei 62 che marciscono in galera. Degli 88 uffici rasi al suolo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 89% dei voti, 0% di credibilità: il voto-farsa tunisino 2:00
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2:00La farsa elettorale tunisina si è conclusa come previsto: Kais Saied ha "vinto" con l'89% dei voti. Una vittoria schiacciante, degna dei migliori regimi autoritari. Ma chi è il vero vincitore di questa pantomima democratica? Certamente non il popolo tunisino, che ha disertato le urne in massa, con un'affluenza del misero 27,7%. Il trionfo di Saied è quello di un uomo solo al comando, che ha spazzato via ogni parvenza di opposizione. I suoi sfidanti? Un imprenditore in carcere e un candidato fantoccio che lo sosteneva. Una competizione degna delle migliori barzellette politiche, se non fosse tragicamente vera. Ma la vera vergogna è l'imbarazzante silenzio dell'Unione Europea, troppo impegnata a lodare Saied come baluardo contro l'immigrazione per preoccuparsi di dettagli come la democrazia. E che dire dell'Italia? La nostra Premier Meloni, sempre pronta a dipingersi come paladina dei valori occidentali, tace di fronte all'amico Saied che imprigiona oppositori e giornalisti. Questo è il prezzo che l'Europa è disposta a pagare per il controllo dei flussi migratori: legittimare un autocrate che ha smantellato sistematicamente le istituzioni democratiche tunisine, nate dalle ceneri della Primavera Araba? Saied promette di "ripulire il paese dai corrotti". Resta da vedere chi ripulirà la Tunisia da un presidente che ha trasformato la democrazia in una farsa e chi ripulirà la coscienza dell'Europa, complice silenziosa di questo declino democratico. La Tunisia di Saied è lo specchio delle nostre ipocrisie. Un monito che ci ricorda come sia facile sacrificare i principi sull'altare della realpolitik. Ma attenzione: quando si semina autoritarismo, si raccoglie instabilità. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Meloni, Salvini, Tajani: quando il governo diventa faida condominiale 2:06
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2:06Hanno finalmente trovato gli scafisti, quelli della Lega. Secondo i giovani che hanno partecipato alla sguarnita cerimonia annuale di Pontida lo scafista sarebbe niente di meno che Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ministro di governo nonché alleato degli stessi leghisti. Che Matteo Salvini sia corso a porre le proprie scuse è un particolare di poco conto. Il capo dei leghisti fa esattamente quello che fanno i suoi alleati: pugno duro tra i suoi fedelissimi e bella faccia con i compagni di governo. Ma l’utilizzo della parola “scafista” rivolta a Tajani ci dice molto di più. Nell’agone politico odierno funziona l’iperbole a ogni costo, si deve massimizzare tutto per riempire la pancia dei propri elettori. Se Tajani diventa uno scafista è inevitabile che l’azione politica contro gli scafisti di cui si è vantata Giorgia Meloni sia una boutade, una sciocchezzuola da dare in pasto ai maiali. Dice molto anche Giorgia Meloni che nelle chat di partito si dice stupita che con Salvini ai Trasporti non siamo finiti a percorrere l’Italia sui dorsi dei muli. L’armata Brancaleone che guida il Paese è zeppa di odiatori seriali che si accoltellano alle spalle appena si presenta l’occasione. Alla luce del veleno che emerge in queste ultime ore si può facilmente comprendere come gran parte delle iniziative legislative non siano nient’altro che sgambetti, piccole zuffe da cortile condominiale, magre vendette di bambini mal cresciuti. Nemici sempre, nemici ovunque. È la stessa aria che tira sul resto del Paese, dove perfino la sofferenza delle guerre è un campo di scontro tra presunti influencer. Nella nostra lingua c’è una parole che descrive bene la situazione, si dice degrado morale. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Benvenuti nel Far West della Capitale, dove la legge del più forte si fa strada tra le pieghe di un tessuto sociale sempre più lacerato. L’ultimo episodio di questa saga western all’amatriciana ci porta in via Silicella, periferia sud-est di Roma, dove il presidente del Municipio VI, Nicola Franco di Fratelli d’Italia, ha deciso di indossare i panni dello sceriffo e chiamare a raccolta i suoi cittadini. L’obiettivo? Un centinaio di disperati, tra cui venti minori, che hanno osato cercare riparo in un albergo abbandonato. Il loro crimine? Essere poveri e senza casa in una città che si prepara al Giubileo come fosse un concorso di bellezza, dove la miseria va nascosta sotto il tappeto e i problemi sociali risolti a colpi di ruspa. Franco non si è limitato a invocare lo sgombero: ha aizzato la folla, invitando i cittadini a “scendere in strada per cacciare gli occupanti”. Un invito alla giustizia fai da te che fa rabbrividire, ma che ben si sposa con il clima da stato di polizia che si respira in questi giorni, con il Ddl Sicurezza che promette di trasformare l’Italia in un grande laboratorio sulla legge e l’ordine. Ma la domanda sorge spontanea: è questa la soluzione? È questa la sicurezza, travestita da vendetta? In questo scenario da basso impero, c’è chi sogna una città ripulita per il Giubileo, come se la povertà fosse polvere da nascondere sotto il tappeto. E allora, caro Franco, invece di giocare allo sceriffo, perché non provi a fare il presidente di Municipio che si occupa dei problemi anziché crearne di nuovi? Basterebbe una telefonata ai suoi colleghi di partito, no? #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha emesso un francobollo commemorativo in onore di Silvio Berlusconi, l’ex Presidente del Consiglio deceduto l’anno scorso. Questa decisione non è solo inopportuna, ma un vero e proprio affronto alla giustizia e allo stato di diritto. Berlusconi non è stato uno statista. È stato un pregiudicato, condannato in via definitiva per frode fiscale a quattro anni di reclusione. Solo cavilli legali e prescrizioni lo hanno salvato da ulteriori condanne. Fino alla sua morte, è rimasto indagato dalla Procura di Firenze in relazione alle stragi mafiose del 1993. Le sentenze hanno stabilito che Berlusconi pagava la mafia siciliana. Il suo stretto collaboratore Marcello Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia, è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione ha stabilito che dal 1974 al 1992, Dell’Utri è stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra, fornendo “un costante canale di significativo arricchimento” per la mafia e garantendo a Berlusconi la sua “sicurezza personale ed economica”. Negli anni ’70 incontrò i boss mafiosi e assunse Vittorio Mangano, un noto mafioso, nella sua villa di Arcore. Era inoltre iscritto alla loggia massonica segreta P2, il cui “Piano di rinascita democratica” mirava a infiltrare e controllare le istituzioni politiche, giudiziarie e mediatiche italiane. Emettendo questo francobollo, lo Stato italiano equipara Berlusconi a eroi nazionali come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino, magistrati che hanno dato la vita lottando contro la mafia. È un insulto alla loro memoria e a tutti gli italiani che credono nella giustizia. Questo francobollo non onora uno statista. Commemora un uomo che ha svilito la nostra politica e ridicolizzato l’Italia a livello internazionale. È un francobollo del disonore, che rivela la bancarotta morale di chi eleva un pregiudicato allo status di eroe nazionale. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Meloni: la regina della sicurezza che teme i suoi guardiani 2:07
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2:07La giornata inizia con un'anticipazione de La Stampa: Giorgia Meloni avrebbe ordinato la rimozione degli agenti di polizia dal piano del suo ufficio a Palazzo Chigi. Un fatto senza precedenti nella storia della Repubblica. Secondo le fonti del quotidiano, la premier avrebbe comunicato la decisione al cerimoniale e all'ispettorato, senza fornire spiegazioni ufficiali. La richiesta includerebbe anche un maggiore filtro sui commessi più vicini al suo ufficio. Le motivazioni sarebbero molteplici: un clima intossicato da scandali, ombre e sospetti; la preoccupazione personale della premier, già espressa in passato; il caso del ministro della Cultura Sangiuliano. La Stampa riporta che Meloni si fiderebbe ormai solo della propria scorta, guidata da Giuseppe Napoli, marito della sua segretaria storica Patrizia Scurti. Del resto i nemici immaginari e le "opache manovre" sono una costante nella narrazione meloniana. La notizia fa il giro dei media, suscitando reazioni e commenti. Poi, il colpo di scena: Palazzo Chigi emette un comunicato che smentisce categoricamente l'articolo: "È priva di fondamento la notizia secondo la quale sono state date nuove disposizioni alle forze di polizia presenti a Palazzo Chigi nei confronti delle quali il presidente del Consiglio da sempre ripone piena e totale fiducia". La vicenda sembra chiudersi qui ma c'è un ulteriore sviluppo: viene diffusa una nuova nota che smentisce la precedente smentita, riportando lo stesso testo del primo comunicato. I poliziotti smentiscono Palazzo Chigi. La presidente regina della retorica sulle forze dell’ordine non si fida. Resta da vedere come potrebbero fidarsi di lei i cittadini. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Nel suo partito personale Renzi perde anche l'ombra 2:07
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2:07Luigi Marattin ha finalmente deciso di abbandonare il Titanic di Italia Viva, portando con sé un centinaio di dirigenti territoriali. Una vera e propria Waterloo per il partito personale di Matteo Renzi, che si vede abbandonato persino da chi, fino a ieri, ne cantava le lodi. Il motivo? Una svolta a sinistra troppo repentina, imposta dal capitano senza consultare l'equipaggio. "Non condividiamo la decisione di entrare nel campo largo", tuona Marattin, come se fino a ieri non avesse notato la rotta zigzagante del suo ex leader. E aggiunge, con una punta di amarezza: "Una scelta del genere avrebbe dovuto essere presa in un Congresso". Ah, la democrazia interna, concetto sempre alieno in casa Renzi, dove la base e i dirigenti servono solo per amplificare gli applausi. Ma il bello viene dopo. Marattin annuncia la nascita di "Orizzonti liberali", l'ennesima associazione-non-partito-ma-forse-sì che dovrebbe salvare l'Italia. Perché si sa, nel circo della politica italiana, non c'è nulla di più liberale che cambiare casacca ogni due per tre. E Renzi? L'eterno Houdini della politica italiana si ritrova ancora una volta a fare i conti con la sua più grande illusione: la lealtà dei suoi seguaci. Mentre gli altri abbandonano la nave lui si affanna a raccattare briciole di consenso alla festa dell'Unità - passando in tre mesi dal "il PD è finito" al "non massacrate Schlein" con la disinvoltura di un contorsionista. Eppure, nonostante tutto, il nostro eroe non si arrende. Come un giocoliere che ha perso tutte le palline continua imperterrito il suo show, convinto che prima o poi qualcuno tornerà ad applaudire. Ma la verità, caro Matteo, è che il pubblico se n'è andato da un pezzo. Manca solo il sipario. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Cultura cercasi: l'imbarazzante caccia al tesoro del centrodestra italiano 1:43
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1:43Per sostituire il neo ministro alla Cultura Alessandro Giuli che ha sostituito il dimissionario ex ministro Gennaro Sangiuliano al Maxxi di Roma, una della massimi istituzioni culturali della Capitale, è automaticamente scattata la consigliera più anziana. Solo che Raffaella Docimo, 65 anni, dal 2023 membro del Consiglio di amministrazione su indicazione proprio di Sangiuliano è professoressa ordinaria di Odontoiatria pediatrica a Tor Vergata che scrive nel suo curriculum di essere specializzata in “igiene dentale, prevenzione odontoiatrica sul territorio, problematiche odontoiatriche clinico-terapeutiche in età evolutiva” mentre l’istituzione che presiede si occupa di architettura, il design e fotografia. Raffaella Docimo tra le altre cose è molto amica di Sangiuliano (sarebbe stata lei a presentare il ministro a Maria Rosa Boccia), si dice sia amica della sorella d’Italia Arianna Meloni ed era candidata per Fratelli d’Italia alle scorse elezioni europee. Così a Palazzo Chigi hanno pensato che in effetti è troppo perfino per il governo più familistico d’Italia e così a breve verrà rimpiazzata dalla giornalista Emanuela Bruni. Tutto a posto, sembrerebbe, se non fosse per un paio di considerazioni inevitabili. L’odontoiatra stona comunque anche nel consiglio di amministrazione, a pensarci bene. In più appare evidente che la classe dirigente che secondo Meloni dovrebbe imporre una nuova egemonia culturale ha un serio problema nelle prime linee ma ancor di più nelle seconde. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Mentre i telegiornali e i giornali nazionali hanno aperto con la notizia della scappatella di un ministro che aveva promesso un incarico di prestigio per fare il provolone con una donna al largo di Lampedusa - mica in Libia - ventuno persone sono morte su una barca capovolta. Sette si sono salvati rimanendo per tre giorni aggrappati alla zattera, in mezzo a un pezzo di mare lasciato sguarnito. Quando li hanno recuperati i sopravvissuti avevano negli occhi l’orrore di chi non aveva più speranza. Colpa loro, dei morti e degli scampati, che non hanno ancora capito che prima di naufragare bisogna diventare milionari per ottenere soccorsi. Mentre ci si occupa dei calori estivi di un ministro il cambiamento climatico sta sfondando le strade delle città, preannunciando un autunno che smutanderà i negazionisti di casa nostra, quelli che misurano la crisi annusando la temperatura sul loro balconcino che si affaccia sulla piazza. Mentre ci si occupa di un ministro che frigna i balneari hanno ottenuto l’ennesimo rinvio che costerà nuove multe al nostro Paese, quindi a noi. Nel frattempo a suon di spari abbiamo saputo che un rampollo di ‘Ndrangheta al nord (dove la mafia non esiste) puntava agli affari della curva della squadra di calcio campione d’Italia. Nel frattempo i benzinai dicono che il governo ha licenziato la peggiore riforma sulla distribuzione di carburanti. Un regalo ai petrolieri, dicono. Accade anche che le disuguaglianze geografiche nella scuola pubblica siano già gravi prima dell’autonomia differenziata, mentre gli affitti per studenti schizzano alle stelle. La distrazione è riuscita. Bravi tutti. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Renzi, non è questione di veti ma di numeri 2:13
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2:13Dicono che non bisogna porre veti, che bisogna sconfiggere la destra e soprattutto che ciò che conta sono i numeri e non le antipatie. I numeri, appunto. Un sondaggio commissionato dal Fatto a Cluster17, quotata società francese di rilevazioni, dice che il 59% dell’elettorato complessivo si dice “contrario” al fatto che Avs, Pd e M5S “concludano un’alleanza elettorale con Matteo Renzi e il suo partito Italia Viva”. La percentuale sale al 65% tra l’elettorato del centrosinistra all’interno del quale è suddivisa tra il 78% dei 5 Stelle, il 65% di Avs e il 53% del Pd dove il 43% si dice invece favorevole. L’unico partito che si esprime maggioritariamente a favore dell’alleanza è Azione di Carlo Calenda con il 56% di sì. Nessuno, tranne stavolta gli elettori di Stati Uniti d’Europa, crede che l’ingresso di Renzi “potrebbe rafforzare le probabilità di vittoria del centrosinistra”. Non lo credono quelli del M5S, 85% di No, quelli di Avs, 71%, del Pd, 61% e nemmeno gli elettori ed elettrici di Azione, 60% di No. Quelli potrebbero dire: contano i voti, non le avversione. I voti, appunto. Non sarebbero disposti a votare una coalizione con Renzi l’82% dell’elettorato 5 Stelle, il 63% di Avs, il 42% di Stati Uniti d’Europa e il 37% del Pd. Il 50% degli elettori della coalizione di centrosinistra sono convinti che Renzi una volta eletto tradirà. Sono il 57% nel Pd e 56% in Avs, 68% nel M5S e 44% perfino tra i “suoi” di Stati Uniti d’Europa. Secondo il sondaggio il Partito democratico perderebbe un elettore su quattro. Non è questione di veti o di antipatie: Renzi porta in dote una contrarietà molto più pesante del suo risicato nugolo di voti. Lo dicono i numeri. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Pentiti di essersi pentiti: la beffa dell'Agenzia delle Entrate 1:57
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1:57Qualche giorno fa l’avvocato Luigi Li Gotti in un’intervista a Antimafiaduemila ha raccontato che l’Agenzia delle Entrate confisca ai collaboratori di giustizia - volgarmente detti pentiti - i soldi che dovrebbero servire a ricostruirsi una vita attraverso l’acquisto di una casa o l’inizio di un nuovo lavoro. Li Gotti ha difeso collaboratori di primo piano (Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, Giovanni Brusca, Francesco Marino Mannoia e Gaspare Mutolo) che sono stati fondamentali nella lotta alla mafia, così com’era stata pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Diventa difficile immaginare che un mafioso possa quindi accettare un percorso di collaborazione con la magistratura sapendo che alla fine si ritroverebbe isolato non solo socialmente ma anche economicamente. "Questo sistema che si è messo in moto - dice Li Gotti - è un freno totale a nuove collaborazioni. Chi dovesse decidere di collaborare, pensando a quello che succede dopo che la sua collaborazione non serve più, e che viene messo in mezzo ad una strada, ci pensa mille volte prima di collaborare. Quindi da una parte si incide sulla possibilità di raccogliere e sollecitare le collaborazioni con la giustizia e dall'altra parte i collaboratori vengono esposti al rischio di ritorsioni”. Giovanni Falcone diceva che i “pentiti” ci sono solamente quando lo Stato dimostra di volere fare sul serio nella lotta contro la mafia. Al linciaggio dei pentiti ci siamo abituati in questi anni, da parte di partiti e testate più o meno interessate e coinvolte in amicizie particolarmente pericolose. Mettere le mani in tasca ai pentiti invece dei mafiosi invece è una novità che fa spavento. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Il grande bluff del "supporto formazione e lavoro" 1:58
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1:58Eccoci qui, a un anno esatto dall'introduzione del tanto decantato "supporto formazione e lavoro", l'ennesima panacea del governo Meloni per risolvere il problema della disoccupazione. Di questo strumento miracoloso sappiamo praticamente nulla. Mentre il reddito di cittadinanza veniva costantemente messo sotto la lente d'ingrandimento, accusato di ogni male possibile, il suo sostituto naviga nell'oblio più totale. La trasparenza tanto sbandierata si è persa nei meandri della burocrazia, o forse qualcuno ha deciso che meno si sa, meglio è. I numeri parlano chiaro: 96.161 beneficiari in dieci mesi. Un risultato che fa impallidire persino il tanto criticato reddito di cittadinanza. Il vero capolavoro è l'assenza totale di dati su quanti abbiano effettivamente trovato lavoro. La ministra Calderone si vanta di 11 mila assunzioni, ma da gennaio è calato il silenzio. I numeri non sono così lusinghieri come si vorrebbe far credere. Ci raccontano che la povertà è in calo, ma l'ISTAT ci svela che il "supporto formazione e lavoro" non ha contribuito minimamente a questo risultato. Anzi, ha persino peggiorato la distribuzione dei redditi. Un capolavoro di inettitudine, non c'è che dire. Il colpo da maestro è la spesa: 107,6 milioni di euro in nove mesi, contro i 122,5 milioni previsti per il solo 2023. Un risparmio che fa gola al governo, certo, ma sulla pelle di chi sta cercando disperatamente di sbarcare il lunario. In questo teatro dell'assurdo, l'unica certezza è che il governo Meloni ha creato un mostro burocratico ancora più opaco e inefficace del suo predecessore. Un bluff colossale. Solo che a questo giro gli indignati tacciono. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Ci avviciniamo a quel momento dell’anno in cui il governo in carica deve fare i conti delle sue promesse, metterli in fila e poi spiegare agli italiani che il risultato non è quello sperato. Ad oggi le uniche parole ufficiali dicono che la prossima manovra “come le precedenti, sarà seria ed equilibrata”. Mettere aggettivi ai numeri prima ancora che vengano comunicati è solitamente la strategia per raccontare profumato ciò che puzza. Siamo in quel periodo dell’anno in cui Matteo Salvini dovrà spiegare ancora una volta ai suoi elettori che la famigerata “quota 41” del pensioni è una fiaba per allocchi. Siamo in quel periodo dell’anno in cui il leader di Forza Italia Antonio Tajani deve tergiversare sull’aumento promesso delle pensioni minime buttandosi sulla malinconia, su quando c’era Silvio. Entriamo in quel periodo dell’anno in cui il sostegno economico alla povertà e all’infanzia diventa impossibile per colpa dell’Europa “brutta e cattiva” mentre continuerà ad essere possibilissimo spendere in armamenti come non avremmo mai potuto immaginare nelle peggiori previsioni. Siamo in quel periodo dell’anno in cui al governo tocca ammettere di aspettarsi coperture dal concordato biennale proposto a 2,7 milioni di autonomi e imprese sui redditi da dichiarare nel 2024 e 2025 con la garanzia di essere esclusi dai controlli: 2 miliardi di euro attesi dai furbi. Ma siamo anche sempre in quel governo in cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha già intimato ai suoi alleati in Parlamento di non presentare emendamenti che lei non ha autorizzato. Insomma, ha consigliato di non svolgere la propria funzione parlamentare. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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[LA SVEGLIA VA IN VACANZA FINO AL 2 SETTEMBRE] L'antimafia solo quando fa comodo Nello Trocchia sul quotidiano Domani racconta di un signore poco conosciuto dalle cronache nazionali, Giovanni La Lia. Nel 1993 il suo telefono faceva e riceveva chiamate da persone che hanno a che fare con le stragi di mafia che uccisero dieci persone innocenti, tra cui due bambine, tra Lazio, Lombardia e Toscana, con ingenti danni anche al patrimonio artistico. Il telefono di La Lia in quei mesi ha comunicato anche con Filippo e Giuseppe Graviano, boss mafiosi che sono stati tra gli organizzatori delle bombe disseminate in Italia. La Lia ha affermato di non aver avuto contatti con i mafiosi Buttita, Spatuzza, Tranchina, Salvatore Benigno e Giorgio Pizzo, che ha detto di non conoscere. Quando gli hanno mostrato i tabulati ha risposto che si trattava probabilmente di “errore di digitazione o telefono clonato”, visto che ha giurato di non avere mai prestato il suo telefono a nessuno. La Lia oggi è indagato con l’accusa di avere mentito ai pubblici ministeri nell’ambito dell’inchiesta sul periodo stagista della Procura di Firenze, dove risultavano indagati Silvio Berlusconi (ora deceduto) e Marcello Dell’Utri. Che c’entra La Lia? Il 26 gennaio 1994, Silvio Berlusconi annuncia l'ingresso in politica, il giorno dopo, a Milano, vengono arrestati i fratelli Graviano e qualche giorno dopo proprio La Lia fonda il club di Forza Italia a Misilmeri, in provincia di Palermo. I rapporti tra Cosa nostra e Forza Italia fin dalla sua fondazione sono scritti in diverse sentenze definitive. La Lia è un granello di una storia che però è sparita completamente dal dibattito pubblico e politico. Anche l’antimafia in questi tempi è diventata selettiva. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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Il Sud Italia muore di sete, e non è una metafora. Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata: un rosario di regioni arse dal sole e dalla negligenza. In Basilicata, il 90% del raccolto di grano è perduto. In Puglia, i raccolti sono dimezzati. E noi? Ci stupiamo, come se questa apocalisse idrica fosse imprevedibile e non il risultato di decenni di miopia. I cambiamenti climatici sono qui, ora. Dal 1951, la disponibilità idrica è in costante calo. Nel 2022, abbiamo toccato il minimo storico: 67 miliardi di metri cubi, il 50% in meno rispetto alla media trentennale. Ma tranquilli, abbiamo il PNRR! Peccato che dei 4,8 miliardi stanziati per la tutela del territorio e delle risorse idriche, al 19 luglio fossero stati spesi solo 671 mila euro. Il resto? Probabilmente finirà per irrigare i giardini di qualche villa ministeriale. E le infrastrutture? Ah sì, quelle reti idriche che perdono il 42,4% dell'acqua. Un colabrodo nazionale che sperpera abbastanza acqua da dissetare 43,4 milioni di persone per un anno. Ma chissà, forse è una strategia: se l'acqua si perde, almeno non dobbiamo preoccuparci di gestirla, no? Quattro miliardi di euro bruciati nell'agricoltura del Sud, 33.000 posti di lavoro evaporati nel primo trimestre 2024. E mentre la Sicilia boccheggia, dei 31 progetti presentati per l'agro-sistema irriguo, tutti sono stati considerati inammissibili dal Mipaaf. Il vero dramma è che sappiamo cosa fare. Gli esperti indicano soluzioni che richiedono una visione, coraggio e la volontà di guardare oltre il prossimo sondaggio elettorale. La politica agisce con la velocità di chi non può tradire la sua propaganda. E mentre loro discutono, il Sud soffoca, l'agricoltura muore e il futuro si fa sempre più arido. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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“Ci vuole l'innegabile talento di Vannacci per criticare Paola Egonu nel giorno del trionfo olimpico delle nostre atlete di pallavolo. L'ex, per fortuna, generale, si atteggia a De Gobineau 'de noantri' (se lo ignora può consultare Wikipedia, fonte di apprendimento alla sua portata) parlando di 'tratti somatici. Lessi su un giornale che si vantava di fingere di perdere l'equilibrio in metropolitana per toccare le mani, cito, 'di persone di colore per capire al tatto se la loro pelle fosse più rugosa della nostra. lo invece ho incontrato un signore che si è qualificato come barbiere di Vannacci, meno noto di quello di Siviglia reso celebre da Rossini (rinvio Vannacci a fonti Internet anche in questo caso), dal quale ho appreso che al momento dello shampoo, con l'inevitabile contatto delle mani con il celebre cranio, 'a tatto' il barbiere ebbe il sospetto di un vuoto all'interno della 'scatola' Ma come dicono nella celebre opera 'la calunnia è un venticello' e il barbiere avrà mentito. Per Vannacci vale il noto detto: Tanto nomini nullum par elogium. O no?”. Vi stupirà sapere che il forbito commento qui sopra è firmato dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, folgorato sulla via di Damasco da una luce di rispetto e di integrazione. La stessa sospetta conversione del ministro Lollobrigida qualche giorno prima, quando ha scritto che non esistono colori tra gli atleti ma sono “tutti azzurri”. Quella che potrebbe essere un’angosciante buona notizia (essere d’accordo per una volta con Gasparri) in realtà nasconde la vera notizia: nella destra è cominciata la guerra contro Salvini e compari. Dipingerli come estremisti è il primo passo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 I complimenti a denti stretti in queste Olimpiadi 1:37
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1:37Ieri pomeriggio dopo la straordinaria vittoria alle Olimpiadi di Parigi della nazionale femminile di pallavolo in è saltato all’occhio un post su X di Bruno Vespa, giornalista di punta di qualsiasi potere, simbolo di certo giornalismo che va per la maggiore nel Paese. Scrive Vespa, testuale: “Straordinaria la nazionale pallavolista femminile. Complimenti a Paola Enogu e Myriam Sylla:brave,nere,italiane.Esempio di integrazione vincente”. Solo che Paola di cognome fa Egonu, come sa qualsiasi giornalista che anche svogliatamente al mattino faccia uno straccio di rassegna stampa. Lasciamo perdere anche gli spazi dopo la punteggiatura, regolati prima elementare che viene segnalata con la matita blu. Ciò che ci interessa è lo sforzo di Vespa, e di tutte le vespe come lui, di apparire progressista non riuscendo a non mentire. Egonu e Sylla sono brave e italiane di nascita per tutti, esattamente come tutte le altre pallavoliste. Che nella testa di Vespa (e di molti al governo) sia necessario “integrarsi” per il colore della pelle è un tarlo del vannaccismo che in queste olimpiadi ha sbattuto il naso contro la realtà. Che siano italiane e siano vittoriose è la notizia. Che siano bianche o nere è un particolare che nota solo chi è imbevuto di questi tempi ignoranti, razzisti e fascisti. Rimane comunque la soddisfazione (anche questa olimpica) di vederli costretti complimentarsi a denti stretti. Anche questa è una medaglia. #LaSveglia per La Notitzia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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1 Con Vannacci il capitano Salvini diventa mozzo 2:00
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2:00Poco fa, alla fine di maggio, il leader della Lega Matteo Salvini ha espulso il consigliere regionale ed ex assessore a Padova. La sua colpa è quella di avere sostenuto a Mestrino, un comune di circa 10 mila anime, il suo ex vice sindaco e non il candidato del partito. A luglio Salvini ha espulso Paolo Grimoldi, storico militante della Lega colpevole di avere criticato la linea del segretario e avere chiesto a gran voce i congressi. Erano tre i consiglieri regionali espulsi in Lombardi a fine 2022. Il consiglio dei saggi della Lega (ai tempi composto da Calderoli, Giorgetti, Bosatra, Centemero) parlò addirittura di “tradimento”. A marzo di quest’anno è stato espulso l'ex segretario regionale della Liga, ex sindaco di Vittorio Veneto e al tempo europarlamentare Gianantonio Da Re. Aveva contestato le scelte di Salvini sulle candidature alle elezioni europee, in primis il generale Roberto Vannacci. A casa. A giugno Salvini ha espulso il consigliere regionale veneto Gabriele Michieletto accusato di “polemiche strumentali, inutili e dannose contro la Lega”. Erano i giorni in cui il fondatore del partito Umberto Bossi aveva annunciato che alle elezioni europee avrebbe votato Forza Italia. Bossi non è stato espulso, ovviamente. In questi giorni l’europarlamentare Roberto Vannacci ha annunciato di avere fondato il suo movimento politico. I suoi accoliti dicono che potrebbe anche diventare un partito, chissà. Si chiama “noi con Vannacci”, così simile a quel “Noi con Salvini”. Ovviamente tutto accade senza congressi, senza nulla. Vannacci l’ha fatta più grossa degli espulsi ma Salvini tace, è mansueto. Il capitano in certe occasione diventa mozzo. #LaSveglia per La Notitzia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
Il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni Flavio di Giacomo ha rilanciato la testimonianza di un migrante sbarcato sabato scorso a Lampedusa da una barca che l’aveva soccorso in mare. Secondo il racconto del sopravvissuto una barca con 45 persone, tra cui donne e bambini, partita il 30 luglio dalla Tunisia verso l’Italia sarebbe naufragata. Negli ultimi sette giorni nel mar Mediterraneo sono morti 97 migranti, dice l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). “Si parla molto di sbarchi in calo, ma in realtà l’emergenza non era numerica neanche nel 2023. La vera emergenza, che continua anche adesso, è umanitaria: sono 1.021 le vittime dall’inizio dell’anno”, ha scritto il portavoce di Giacomo. La differenza rispetto agli anni scorsi è nell’abile nascondimento dei morti da parte del governo, che snocciola spesso i numeri che dimostrerebbero la diminuzione degli sbarchi. Nel cruscotto del ministero continuano a mancare però le vittime, mai conteggiate a meno che non sporchino le spiagge italiane e disturbino la quiete balneare. Del naufragio avvenuto nei giorni scorsi non se ne sa nulla, non si dice nulla, non si domanda nulla. Nessun chiarimento sulla responsabilità, nessuna indagine sulle cause e sulle vittime. La normalizzazione degli annegati è un elemento fondamentale per il buon funzionamento della strategia di respingimenti illegali, come dimostra l’amica Tunisia si sta distinguendo per avere imparato in fretta come essere un buon trampolino di lancio verso il fondo del mare. Così mentre il cosiddetto Piano Mattei vola nella propaganda questi altri affondano. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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La Sveglia di Giulio Cavalli
1 Toti che si difende dai processi, mica nei processi 1:54
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1:54Le cronache romane ci restituiscono il presidente dimissionario della Regione Liguria Giovanni Toti abbronzato e in tour negli uffici politici romani per apparecchiare il suo successore. Le gravi accuse che gli vengono mosse dalla Procura di Genova (corruzione e finanziamento illecito ai partiti) non hanno meritato una sola riga dei dibattiti e delle cronache. Toti ha visitato il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per valutare una sua eventuale candidatura come successore. “Edoardo Rixi? Lo stimo - dice Toti - bisogna vedere se è disponibile e può fare campagna”. Toti ora è un “semplice cittadino”, dicono i suoi compagni di partito di centrodestra. Il garantismo peloso del resto è esattamente questo: utilizzare la leva della presunzione di innocenza sancita dalla Costituzione per sfuggire alle questioni di responsabilità. Al di là dell’aspetto giudiziario e del processo che verrà quanto è opportuno che un ex presidente di Regione accusato di essere a capo di un sistema di potere corruttivo brighi fiero per trovare un successore del suo potere? Giovanni Toti ha il diritto di difendersi e la Liguria pure. Toti ieri ha rilanciato anche l’idea dello scudo per gli amministratori. “Uno scudo serve, non solo per parlamentari e ministri, surreale che uno come Matteo Salvini finisca a processo”, ha detto ai giornalisti. “Uno scudo come Capitan America, - ha aggiunto bisogna allargare le immunità, più protezione non è necessaria solo per me ma anche per sindaci e amministratori”. La Liguria ha il diritto di difendersi da un politico che ha già cominciato a difendersi dai processi piuttosto che anziché difendersi nei processi. Questione di opportunità, non di garantismo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
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